Giovanna d’Arco: vita e morte di una patriota del Medioevo

La storiografia francese quando racconta le gesta di Giovanna d’Arco parte dall’abisso nel quale si trovava la nazione nel XV secolo. Nel pieno della guerra dei Cent’anni gli inglesi avevano conquistato buona parte del territorio francese, la Borgogna aveva tradito passando dalla parte del nemico, il Delfino Carlo governava con scarso entusiasmo e le milizie erano di animo debole.

Fu in questo scenario che ebbe origine il mito della contadina di Domrémy che in soli tre mesi capovolse l’ormai ovvio esito della guerra trasformando il candidato perdente nel vero re di Francia.

Gli inizi della Pulzella

Giovanna d'Arco: contadina dei suoi tempi
  La contadina di Domrémy

Giovanna nacque nel 1412 in un paesino al confine della Francia, Domrémy nella regione della Mosa. Anche se filo-francese la sua scomoda posizione lo rendeva molto vicino a villaggi filo-inglesi e quindi soggetto a continue incursioni da parte dei borgognoni.

Figlia e contadina modello, devota a tal punto da essere derisa dai suoi coetanei, Giovanna a 13 anni inizia ad udire per la prima volta le “voci“. Queste la esortarono a recarsi dall’inetto Carlo per convincerlo che lei era mandata da Dio a vincere la guerra.

Nel febbraio 1429, dopo svariati tentativi, senza il consenso del padre ma con l’aiuto dello zio soldato Durand Laxart, la ragazza si diresse a Chinoin per incontrare il Delfino.

Dopo esser stata esaminata attentamente, aver verificato la sua verginità e dopo aver parlato a lungo della sua missione e dei suoi mandanti – Giovanna sosteneva che le voci che udiva erano dei Santi Caterina, Margherita e Michele – venne munita di stendardo ed armatura come un vero cavaliere e scese in guerra con l’esercito regio.

Liberazione di Orléans e campagna della Loira

Giovanna d'Arco durante la battaglia di Orléans
        La battaglia di Orléans

L’8 maggio la città di Orléans festeggia ancora la sua liberazione dall’invasore inglese nel 1429.

Questa fu la svolta politica che rafforzò la monarchia di Valois e rese Carlo di nuovo il serio pretendente alla corona francese.

Il re deve molto a Giovanna d’Arco perché fu in quella circostanza che mostrò per la prima volta la sua forza. Anche se donna si mostrò forte e intraprendete più di ogni altro soldato dell’esercito.

Si ferì in lotta ma questo non la fermò affatto. Combatté finché l’ultima fortezza inglese non venne assediata e conquistata costringendo gli inglesi a fuggire via.
Dopo Orléans tutto si accelerò: il re venne incoronato nell’abbazia di Reims secondo la tradizione poiché consacrare i re francesi con l’olio santo offerto da Dio conferiva alla cerimonia un’importanza essenziale in un momento in cui la corona era contesa. Giovanna d’Arco, a comando dell’esercito, portò avanti una serie di battaglie e annesse vittorie lungo la Loira facendo indietreggiare sempre di più il nemico e costringendolo nella regione della Normandia.

Fu proprio alla fine della campagna che la Pulzella venne catturata dai Borgognoni nella città di Compiègne e portata a Rouen dove ebbe inizio il processo.

Preparazione del processo

La parte più nota – e triste – della vita della Pulzella è il processo d’inquisizione al quale fu sottoposta a partire dal febbraio del 1431 e che si concluse il 30 maggio con la condanna a morte sul rogo. Venne scelta la città di Rouen perché era la capitale della Normandia ovvero del più grande possedimento inglese ed era ritenuta più sicura di Parigi. Anche se quest’ultima era un possedimento inglese si temeva che l’arrivo della Pulzella in città avrebbe risuscitato sentimenti di ribellione proprio com’era successo ad Orléans.

Venne incaricato Pierre Cauchon, vescovo di Beauvais, il vice inquisitore e circa centotrenta persone tra teologi, professori universitari, giudici, consiglieri e cardinali ad occuparsi del processo poiché tutto il mondo aveva gli occhi sul processo.

C’era bisogno che tutto avvenisse nel pieno rispetto delle regole – anche se così non fu – e bisognava ridurre i tempi perché gli inglesi volevano vedere morta la ragazza.

Il processo a Giovanna d’Arco

Il processo era in realtà un gioco politico perché i giudici e gli assessori erano tutti legati con certezza alla causa anglo-borgognona. Il loro scopo ultimo era colpire irrimediabilmente la credibilità e la rispettabilità di Giovanna e quindi del nuovo re di Francia Carlo VII. Screditare lui significava convincere la corte, la Pulzella e tutti i partecipanti dell’accusa di eresia che si era mossa contro di lei.

Fu per questo che venne sottoposta ad un gioco inquisitoriale che mirava a farla cadere in errore e in contraddizione.

La si confondeva ponendole domande prima su questioni superficiali come la sua infanzia e poi sui due grandi temi del processo ovvero l’abito maschile che lei indossava e la natura e “fisicità” delle sue voci.

Giovanna d’Arco seppe tener testa ai giudici dicendo che si “rimetteva a Dio”, affermando di aver già risposto o semplicemente non aprendo bocca quando alle domande non era possibile rispondere senza essere compromessa.

Giovanna d'Arco sul rogo
               L’esecuzione

Alla fine Giovanna d’Arco venne accusata di vanagloria, maldicenza ed eresia e bruciata al rogo il 30 maggio.

Quel giorno fu pieno di commozione per tutti, anche per i giudici, tanto che il boia affermò “quel giorno era morta una santa”.

La memoria di Giovanna

Secondo Jules Michelet sul rogo di Rouen si concluse il Medioevo ed iniziò l’epoca moderna. Giovanna d’Arco fu una figura moderna e paradossale.
Fu devota ma condannata per eresia, contadina ma combattente. Donna che però non si sottoponeva ai dettami della Chiesa per quanto riguardava la distinzione tra i sessi.

Giovanna d’Arco potrebb’essera considerata la prima vera patriota, fautrice di un sentimento protonazionalisa prima di allora sconosciuto.

Camilla Masullo

Bibliografia

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CORTONESI A., Il Medioevo. Profilo di un millennio, Carocci Editore, Roma, 2014.
TAYLOR L., Giovanna d’Arco e la guerra dei cent’anni, Bruno Mondadori, Milano, 2010.
KRUMEICH G., Giovanna d’Arco, il Mulino, Bologna, 2008.
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