Tursi: storia e leggenda sul Palazzo dei diavoli

Tursi è un piccolo comune lucano di circa cinquemila abitanti, sito nella provincia di Matera e a cui è stato riconosciuto il titolo onorifico di Città nel 2006 dal Presidente in carica, Carlo Azeglio Ciampi.

Risale al V secolo e vanta un centro storico medievale che vede come fulcro d’interesse il Castello, il punto più alto del borgo.

Attraversato e bagnato dal torrente Pescogrosso che si riversa nel fiume Sinni, Tursi dista pochi chilometri dal mare e rientra nel novero di quelle piccole realtà italiane poco conosciute, tuttavia ricche non solo di storia antica ma anche di misteri e leggende da scoprire.

E’ proprio qui infatti che, tra le numerose dimore gentilizie, si trova, nel rione San Filippo, il Palazzo del Barone Brancalasso, più comunemente detto “Palazzo del Barone”, intorno al quale ruotano racconti oscuri, avvolti nell’alone dell’occulto e dell’ignoto.

Tursi: cenni storici sulla città

Tursi
Vicoli di Tursi

Tursi è una città molto antica, la cui storia si lega alle vicende della remota Pandosia, dove si svolse la battaglia tra Pirro e i Romani e, in seguito alla sua distruzione, nacque Anglona, a sua volta, rasa al suolo dai Goti.

Questi ultimi si sarebbero concentrati nella parte più elevata del posto ove edificarono torri di controllo ed il Castello, divenuto luogo di raduno dei cittadini della vecchia Anglona.

Il toponimo “Tursi” si farebbe derivare, secondo taluni, dal nome del suo eventuale fondatore Turcico, trasformato in Tursico e infine Tursi.

Qualcun altro sostiene, invece, che questo nome faccia riferimento al latino “turris”, ovvero “torre” con palese rimando alla torre del fortilizio che svolse funzione di fortezza in tempo di guerra, di dimora nobiliare in tempi di pace e covo di briganti in epoca più recente.

Oltre al maniero, i veri testimoni muti della profonda storia di Tursi sono i palazzi e gli edifici antichissimi, tra cui si ricordano i due palazzi fatiscenti e abbandonati di Labriola e Cucari.

Il più rilevante rimane comunque, come abbiamo su accennato: il Palazzo baronale di Brancalasso.

Tursi e il leggendario Palazzo del barone Brancalasso

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Palazzo del Barone Brancalasso

Maestoso, severo, imponente e suggestivo, il Palazzo del Barone appare, in Piazza Plebiscito, in tutta la sua grandezza solenne, sormontato dalle tre statue che lo caratterizzano e sulle quali si concentra la leggenda diabolica.

Secondo i racconti popolari, questo Barone dalla statura altissima e dotato di una forza erculea sovrumana da mettere in fuga chi vi si trovasse dinnanzi, si sarebbe venduto l’anima al diavolo.

Le sculture esterne a decoro dell’immobile, rappresenterebbero i diavoli e gli spiriti maligni che, secondo credenza, avrebbero costruito l’edificio in una notte e, sul far del giorno, non essendo riusciti a rientrare nel loro mondo tenebroso, si sarebbero pietrificati a guardia della villa. Il Palazzo, inoltre, ha più di cento stanze, di cui una, la più misteriosa e nascosta, il nobile l’avrebbe riservata solo per sé.

Un’altra leggenda vuole che, dopo la morte del Barone, tre donne povere avessero occupato alcune stanze della reggia e che, un giorno, la più giovane avesse chiesto alla madre di comprarle della carne da mangiare.

Lungo la strada, la signora si imbattè in un cane che per ben tre volte le strappò via la carne comprata fino a portarla in un burrone dove si trovava la donna amata del Barone.

Per tre notti di seguito qualcuno bussò al portone del palazzo Brancalasso ma, per timore, le donne non aprirono.  La notte seguente, la più giovane e coraggiosa decise di rispondere e si trovò davanti un uomo che le consegnò cento chiavi con cui avrebbe potuto aprire tutte le stanze, tranne una, ed impossessarsi delle ricchezze se avesse fatto ciò che gli veniva detto.

La ragazza accettò e il signore le ordinò di indossare l’indomani un bellissimo abito e di passeggiare sulla balconata sotto cui sarebbe passato un cavaliere, il quale, vedendola, le avrebbe detto :

Ti ho uccisa e sei ancora viva?!”

La fanciulla, stando alle istruzioni del nobile, avrebbe dovuto far salire il ragazzo e offrirgli un liquore con dentro del veleno, dal momento che l’intenzione del cavaliere era quella di assassinarla e… così fu.

Tutto andò come previsto: la giovane avvelenò il ragazzo, prima che fosse lui ad ad assassinarla, e lei grazie a quell’ombra della notte, si salvò vivendo felice e benestante nel Palazzo del Barone.

Tursi e la leggenda di Veronica

Altra leggenda è quella che narra di Veronica, donzella appartenente ad una famiglia aristocratica che si sarebbe innamorata di un giovane non degno di lei, motivo per cui il padre l’avrebbe fatta uccidere e seppellire con i suoi tesori dietro il Santuario d’ Anglona.

Da allora si dice che tanti siano alla ricerca del tesoro nascosto e che questo potrà appartenere solo ad un giovane che sposi una donna “non vergine” dopo aver superato delle prove per tre sere.

Ogni sera l’uomo dovrà dire: “Esci, Donna Veronica, ché ti voglio per legittima sposa” e la donna ordinerà la prova che l’uomo dovrà affrontare. La terza sera con le stesse parole, l’uomo invocherà la donna, la quale gli risponderà: “Come devo uscire, a lingua di fuoco o con gli intestini in mano?”. L’uomo dovrà replicare: “Come vuoi!”.

Si racconta di un giovane che tentò l’ardita impresa per due sere di seguito, ma la terza sera, pedinato dal padre il quale voleva vedere dove il figlio andasse, la giovane non uscì, ma rispose: “Non posso uscire, perché sei venuto in compagnia”.

Pasqualina Giusto

Sitografia: