Elegie, Canzoni e Sonetti: l’unione di corpo e anima nella poesia d’amore di Donne

I componimenti d’amore di John Donne, ricordato come uno dei massimi esponenti dei poeti metafisici, occupano una parte considerevole della sua produzione poetica. Uno dei più interessanti tentativi del poeta inglese è l’unione di due dimensioni da sempre contrapposte: quella della sessualità e quella della spiritualità. Non solo le diverse sfaccettature del sentimento amoroso includono il soddisfacimento sessuale e la carnalità della donna, ma gli aspetti più fisici dell’esperienza d’amore sono abbracciati da una grazia quasi divina, sacra.

In due tra le sue più importanti raccolte, e cioè Elegie (Elegies) e Canzoni e Sonetti (Songs and Sonnets),  il poeta inglese scandaglia il sentimento amoroso nelle sue più svariate manifestazioni. Le posizioni fortemente rivoluzionare sull’esperienza sessuale lo pongono in polemica con i modelli, reiterati senza innovazioni rilevanti, della poesia d’amore in Inghilterra.

Donne e l’amore

L’eros era per Donne la forza trainante della vita, che investiva la maggior parte delle relazioni, da quelle di natura spirituale a quelle più sessuali e terrene. I diversi aspetti delle relazioni erano infatti concepiti come interrelati tra di loro, indissolubilmente uniti gli uni agli altri. Si può rintracciare una tendenza filosofeggiante nella poesia amorosa di Donne, che cerca di definire il sentimento d’amore, ma non bisogna pensare – così come spesso, erroneamente, si tende ad associare alla poesia metafisica – che il suo poetare fosse solamente mentale, ma al contrario lo sguardo è quasi sempre rivolto alla concretezza e alla materialità dell’esperienza umana. La prospettiva delle poesie è solitamente maschile, sebbene alcune adottino di tanto in tanto una voce femminile, che diversifica il racconto dell’esperienza amorosa. Importante è per il poeta la differenza tra uomo e donna nell’esperienza dell’amore e del desiderio.

Le raccolte delle poesie d’amore

Due sono le raccolte principali che contengono la maggior parte dei componimenti amorosi di John Donne, Canzoni e Sonetti ed Elegie, pubblicate solamente dopo la sua morte. Mentre il poeta era ancora in vita, questi componimenti circolavanoelegie in cerchie molte ristrette, composte esclusivamente da lettori che potessero comprenderle. La reticenza di Donne a una maggiore diffusione dei suoi scritti si spiega non solo con un’esigenza personale di riservatezza ma anche e soprattutto con la consapevolezza dell’aspetto pericoloso – e rivoluzionario – legato alla sua scrittura anticonvenzionale.

I modelli di John Donne: Petrarca…

Bisogna tenere ben presenti i modelli poetici di riferimento di John Donne, che si fece naturalmente influenzare dalle tendenze in voga al momento ma seppe al contempo utilizzarle a proprio piacimento per superarle con soluzioni più nuove e interessanti.

Durante il regno di Elisabetta I divenne molto popolare la poesia di Petrarca. Il modello petrarchesco della fenomenologia e dell’esperienza d’amore risultò particolarmente adeguato per i poeti successivi all’autore del Canzoniere a esporre le dinamiche della corte, i cui rappresentanti servivano un potente monarca o patrono proclamando loro una devozione costante nella speranza di ricevere grazia e lamentandosi della mancanza di una ricompensa. Vediamo come l’esperienza amorosa di Petrarca nei confronti di Laura si modifichi in termini politici e pubblici: l’amante che si rivolgeva con adorazione alla sua amata si trasforma qui in un cortigiano che manifesta con uguale intensità la propria fedeltà al monarca.

…e Ovidio

Non a caso, il linguaggio petrarchesco del servizio amoroso era diffuso nelle corti di Elisabetta, la sovrana nubile, che ispirava appunto devozione e fedeltà ai suoi cortigiani. Ma Petrarca non rappresentava il solo modello della poesia d’amore; al polo opposto si trovava Ovidio, la cui arguzia e il cui distacco fornivano un modello più attraente dell’amante devoto, frustrato e remissivo delle rime petrarchesche.

Elegie

Nelle Elegie, di stampo ovidiano, che prendono appunto il nome dalle poesie d’amore latine scritte in metro elegiaco, Donne esibisce un’esplicita sessualità rinunciando all’idealizzazione della donna e alla spiritualizzazione del desiderio tipiche della poesia petrarchesca. Il poeta inglese si fa beffe dei concetti di costanza e fedeltà, aprendo spazio alla satira che così penetra nell’elegia. Le donne sono presentate come truffatrici, ritenute meno sagge e buone degli uomini; la costanza a una sola donna è considerata innaturale, e la natura è la sola legge che gli uomini devono seguire. Le elegie di Donne rimuovono le donne dal piedistallo di santità su cui l’aveva posta la poesia cortese e petrarchesca. Alla donna angelicata, rassomigliante a una Madonna, si sostituisce il paragone con animali, campi, terre, un corpo imperfetto e irregolare.

Fond woman, which wouldst have thy husband die,
And yet complain’st of his great jealousy;
If swol’n with poison, he lay in his last bed,
His body with a sere-bark covered,
Drawing his breath, as thick and short, as can
The nimblest crocheting musician,
Ready with loathsome vomiting to spew
His soul out of one hell, into a new,
Made deaf with his poor kindred’s howling cries,
Begging with few feigned tears, great legacies,
Thou wouldst not weep, but jolly and frolic be,
As a slave, which tomorrow should be free. [1]

(Donne, Jealousy da Elegies)

Le Elegie sono animate da una certa vena misogina, caratterizzata anche dalla frustrazione che deriva dall’impossibilità di controllare le donne: c’è dunque alla base di questo sentimento un significato socio-politico, che si esprime nel disagio di servire una monarca donna in una società patriarcale.

Canzoni e Sonetti

A differenze delle Elegie, i componimenti della raccolta Canzoni e Sonetti esprimono una più diversa varietà di attitudini nei confronti delle donne e dell’amore. Composta da quasi sessanta poesie, è una silloge altamente inventiva, variegata nel tono e nei contenuti, così come nelle forme. Diverse sono le persone e le voci che si susseguono, creando così un io la cui identità si presenta fluida e polimorfa.

Alcune poesie adottano le convenzioni petrarchesche, altre condividono il tono arrogante, distaccato e libertino delle elegie. Alcuni componimenti, invece, celebrano l’amore quale esperienza suprema, capace di soddisfare il desiderio di permanenza e stabilità contrastato dalla mutabilità del mondo e del desiderio. In questo tipo di poesie, anche la figura della donna, degradata nelle Elegie, assume una considerazione ben più alta.

Esperienza privata e mondo pubblico

Dunque, Donne esplora il rapporto tra l’esperienza privata dell’amore e il mondo pubblico ed esterno. Le elegie sull’amore e sul desiderio erotico sono spesso imbevute di politica, che diventa a volte il tema principale della poesia. Nei Songs and Sonnets, la dimensione dell’amore trascendente e duraturo si pone in contrasto col mondo pubblico mutevole e dominato dal tempo. Ma Donne non si limita a inserire riferimenti politici e pubblici nei suoi componimenti amorosi: l’amore erotico assume persino un significato religioso ed è rappresentato come un’esperienza spirituale, che offre una realizzazione intima e completa che la partecipazione al mondo pubblico non riesce a dare.

La dimensione sacrale dell’amore

I wonder, by my troth, what thou and I
Did, till we loved? Were we not weaned till then?
But sucked on country pleasures, childishly?
Or snorted we in the Seven Sleepers’ den?
’Twas so; but this, all pleasures fancies be.
If ever any beauty I did see,
Which I desired, and got, ’twas but a dream of thee. [2]

(Donne, The Good-morrow da Songs and Sonnets)

Il poeta inglese si oppone alla distinzione tra corpo e anima, di matrice neoplatonica, attuata invece dalla poesia petrarchesca. Secondo Donne, solo materialmente le anime possono fluire le une nelle altre. E non a caso il linguaggio religioso, che aveva dominato la poesia petrarchesca, viene ripreso e portato verso esiti completamente diversi, provocatori. Ma ancora, c’è una ragione storica all’elevazione dell’amore verso il luogo del sacro e del sacramentale. La Riforma aveva infatti rivoluzionato i sacramenti, contestandoli e riducendoli da sette a due.  La rappresentazione dell’amore fornita da Donne quale sessuale e spirituale al contempo è dunque una rielaborazione dell’assunto cattolico che il corpo e l’anima, che il materiale e lo spirituale, siano inseparabilmente legati nel mondo terreno, nella devozione, nel sacramento. La sua poetica rappresentazione dell’amore evoca i conflitti del suo tempo tra Protestanti e Cattolici, asserendo che solo l’amore erotico è luogo di pace e unità.

Salvatore Cammisa

Fonti e traduzioni:

John Donne, Poesie, Bur Rizzoli, Milano, 2007

Achsah Guibbory, Erotic Poetry, in The Cambridge Companion to John Donne, a cura di Achsah Guibbory, Cambridge University Press, Cambridge, 2006

[1] Donna sciocca, che vorresti far morire tuo marito, / e tuttavia ti lamenti della sua grande gelosia; / se, gonfio di veleno, giacesse nel suo ultimo letto, / il corpo ricoperto di una riarsa corteccia, / con un respiro così fitto e corto come / quello del più svelto cantante di semiminime, / pronto, col vomito più disgustoso, a sputar fuori / l’anima da un inferno a un nuovo inferno, / assordato dagli ululanti pianti dei suoi poveri parenti /che con poche false lacrime gli mendicano grandi lasciti, / tu non piangeresti, ma saresti gioiosa e allegra / come uno schiavo che domani sarà libero.

[2] Mi chiedo, in fede mia, che cosa tu e io / facevamo prima d’amarci? Non eravamo svezzati ancora ? / Ma succhiavamo rustici piaceri, infantilmente? / O russavamo nella caverna dei sette dormienti? / Era così; tranne questo, tutti i piaceri sono fantasie. / Se mai bellezza io vidi, che desiderai / e ottenni, non fu che un sogno di te.