Bollnow e la vita emotiva alla base della conoscenza umana

Chi è l’uomo? Qual è la sua essenza? Come può comprenderla? Sono solo alcune delle questioni pregnanti che rientrano nell’ambito dell’antropologia filosofica. Le risposte alle domande in questione non sono affatto semplici, perché l’uomo è in questo caso il soggetto e allo stesso tempo l’oggetto della sua ricerca. L’approccio metodologico messo a punto da Otto Friedrich Bollnow risulta al riguardo del tutto originale, poiché egli fa partire l’indagine sulla natura umana dallo studio delle tonalità emotive e dunque da quel sentire originario di cui l’atteggiamento teoretico non può più fare a meno.

Che cos’è una tonalità emotiva?

BollnowPur essendo avverso all’antropologia filosofica, che esplorando la molteplicità delle manifestazioni vitali perderebbe il carattere di determinatezza, Heidegger nell’analitica esistenziale di Essere e tempo ci fornisce una prima definizione della tonalità emotiva. Il filosofo esprime  la nozione con il termine Stimmung, che sta ad indicare lo stato emotivo in cui l’uomo è sempre gettato. Sarà Bollnow però a definire con maggiore specificità, nello scritto Le tonalità emotive, l’importanza che tali stati d’animo rivestono nella vita dell’uomo, per comprendere meglio quest’ultimo e il mondo. In primo luogo va tenuto conto di una distinzione fondamentale tra sentimenti vitali e tonalità emotive, che rientrano entrambi nella sfera inferiore della vita psichica. I sentimenti presentano un carattere di intenzionalità, perché sono sempre orientati verso un oggetto, mentre le tonalità emotive sono del tutto indeterminate. Bollnow chiarisce così il concetto:

Così il sentimento della gioia per una visita gradita e inattesa si distingue dalla tonalità emotiva dell’allegria per il fatto che questa si impadronisce dell’uomo […] senza dirigersi su alcunché di determinato.

Quanto detto implica anche che, mentre le tonalità emotive sono sempre insite nell’uomo e ne influenzano le esperienze, i sentimenti si strutturano proprio a partire dalle tonalità in cui l’uomo si trova.  Secondo Bollnow, inoltre, la tonalità emotiva ha uno statuto particolare, che non afferisce né totalmente alla sfera introspettiva del soggetto né alla parte esterna di esso, in quanto non è l’effetto di un evento che influenza il nostro stato d’animo. Si tratta piuttosto di un accordo emotivo tra il soggetto e ciò che lo circonda, di una colorazione in comune tra il mondo interiore e quello esteriore.

Dall’angoscia all’ebbrezza

Acquisire conoscenze di stampo antropologico a partire dal sentimento di questa unione anziché da un’analisi teoretica rappresenta la vera sfida posta da Bollnow. La proposta è stata per molti versi anticipata dall’indagine portata avanti da Heidegger sulla tonalità emotiva dell’angoscia. Heidegger, come Kierkegaard, ravvede nell’angoscia uno stato emotivo denso di significati positivi nonché il presupposto fondamentale della libertà, a partire dalla quale si articola tutto il resto. Infatti attraverso l’angoscia l’uomo prende coscienza della sua finitudine e da qui configura ogni sua scelta di vita autenticamente. Dall’angoscia deriverebbero così tutte le altre tonalità emotive, incluse quelle che sembrano contraddirla. Attribuendo solo a questa tonalità emotiva una forza creatrice in grado di sviluppare nuovi contenuti, Heidegger si preclude la possibilità di pensare che vi siano altre tonalità indipendenti dall’angoscia.

Bollnow, pur riconoscendo all’angoscia e alla disamina di Heidegger una certa rilevanza, si distacca da questa teoria ed inizia a porre l’accento anche sulle tonalità emotive elevate o allegre: la gioia, l’ebbrezza e la beatitudine. Queste devono essere considerate in virtù di ciò che di nuovo apportano all’animo umano. L’ebbrezza ad esempio, come già sottolineato da Lersch, è l’esperienza  più originaria della vitalità che l’uomo può fare  ed ha una funzione rivelatrice, pur essendo agli antipodi dell’angoscia. A ciò si aggiunge il fatto che le tonalità emotive per un verso facilitano la comprensione, perché ci permettono di approcciarci al mondo con maggiore rilassatezza, e per l’altro verso incentivano la creazione e conoscenza di nuovi contenuti. Bollnow infatti scrive:

Nel momento in cui l’uomo si sente rassicurato, è anche in grado di lasciare che le cose gli vengano incontro e di vederle in se stesse. Soltanto quando egli è in sé stesso tranquillo e sereno, può anche accogliere le cose esterne così come esse sono.

Bollnow e il nuovo metodo per comprendere l’uomo

BollnowBollnow riesce così a dimostrare che tanto le tonalità emotive depresse, come l’angoscia, quanto quelle allegre possono dirci qualcosa in più sull’uomo e sul modo in cui si rapporta al mondo. Se esse derivano da un sentire originario e personale, che non ha una collocazione determinata e fissa, occorre considerare l’ipotesi di poterle controllare o quantomeno regolarne l’influenza attraverso il carattere. Se non è infatti possibile liberarsi di una tonalità emotiva di punto in bianco, è però possibile, secondo Bollnow, padroneggiarla con la tonalità emotiva opposta. Il passaggio tra una tonalità emotiva e l’altra è possibile sia attraverso un cambiamento graduale sia attraverso una trasformazione radicale. È questo il caso in cui si verifica un evento del tutto inaspettato che scuote profondamente il nostro stato interiore.

Dalle tonalità emotive dipende infine anche la percezione che abbiamo del tempo. L’esperienza della felicità è al riguardo particolarmente indicativa, giacché in essa l’uomo viene proiettato in una dimensione intemporale, che cambia a seconda dei casi. Bollnow esplora queste variazioni attingendo ora da Proust, ora dalle ricerche scientifiche sull’ebbrezza indotta da mescalina e arriva a catalogare anche la differenza tra lo stato euforico della felicità artificiale e quello della felicità naturale. Bollnow ha quindi avviato un campo di studi che, oltre a schiudere nuovi orizzonti di conoscenza, si appella ad una nuova metodologia che fa leva sulla sensibilità dell’uomo di sentire se stesso, il mondo che lo circonda e il rapporto che intrattiene con esso. In questo modo il soggetto si struttura conoscendosi e conquistando una libertà che si conferma di volta in volta in base alla tonalità emotiva in cui si trova.

Giuseppina Di Luna

Bibliografia

Otto Friedrich Bollnow, Le tonalità emotive, ed. Vita e pensiero, Milano 2009.

Martin Heidegger, Essere e tempo, ed. Mondadori, Milano 2006.