Fontanarosa: l’antica fiera di Santa Lucia

Fontanarosa è un piccolo borgo normanno dell’Irpinia in provincia di Avellino, un paese ricco di storia e terra di antiche tradizioni.

Tra queste, oltre alla più nota festa del “Carro” nel mese di agosto, emerge quella prenatalizia in onore di Maria SS. Immacolata Concezione e Santa Lucia, che rievoca lontanamente la remota fiera (“fera”).

Un tempo, infatti, a Fontanarosa, tra il 9 ed il 13 dicembre, si teneva una delle più rinomate fiere della zona, che si è cercato di rilanciare lo scorso anno 2015 nell’evento “Il presente spiega il passato”, in onore e in ricordo di un pezzo di storia fontanarosana, finalizzato a riattivare lo spirito più antico del Natale.

Fontanarosa: “la fera re Santa Lucia”

Fontanarosa
Chiesa Maria SS. Immacolata Concezione – Fontanarosa (Av)

Per tantissimi abitanti di Fontanarosa, soprattutto per quelli anziani, uno dei più vividi ricordi legati alle tradizioni e al folklore popolare del posto, è indubbiamente, la fiera di Santa Lucia, da molti descritta come uno dei momenti maggiormente colorati che, nel racconto, vela gli occhi di chi narra ricoprendoli di una calda e profonda nostalgia.

L’evento tanto atteso animava il paese che, in quei giorni, diventava un presepe a cielo aperto.

I banchetti del mercato di frutta e bestiame, contribuivano a creare quella tipica atmosfera propria dell’Avvento che profumava dell’odore dolce di mandarini, mentre la bora della stagione sferzava i visi genuini del popolo brulicante in strada.

Questo non era soltanto un incontro commerciale, peraltro risalente ad epoca angioina, bensì anche e soprattutto occasione di aggregazione bramata con ansia dai cittadini di Fontanarosa.

La “fera” rappresentava il Natale in arrivo, il preludio, l’aspettativa della festa solenne.

Il tutto aveva luogo nei tre giorni dell’ 11-12-13 dicembre, quando il rumore dei carretti trainati da cavalli ed asini, lungo stradine non lastricate, si confondeva con il vociare della folla e dei venditori ambulanti.

Gente affluiva dai paesi limitrofi e non solo, si allestivano approssimate baracche che invadevano la piazza estendendosi lungo il dedalo di viuzze dove uomini avvolti in ampie mantelle e donne con fazzoletti in testa scandivano le mode del tempo.

Partecipare alla fiera significava aver risparmiato un anno intero per potersi permettere il lusso di acquistare il “vestito nuovo” da sfoggiare per la ricorrenza, o comprare i capponi da portare in dono al notabile di turno del paese come “dissobligo” di favori ricevuti.

Nella zona del “Pescere”, noto quartiere di Fontanarosa, vi erano esposti animali da cortile in ceste coperte di rete; al di fuori del centro abitato, invece, nella zona riconosciuta come “abbascio lo chiano” venivano disposti buoi, agnelli e pecore che nei loro belati sembravano già presagire il sacrificio a cui erano destinati.

Vi erano, inoltre, le bancarelle della frutta, sulle quali sbucavano inevitabilmente le cd. “sciuscelle”, le carrube, il cibo dei cavalli, apprezzato per il suo sapore dolciastro anche dai più piccini che ne andavano ghiotti.

Qualcuno ricorda, poi, la voce della “zingarella” nell’ urlare “Signurì accattatev a fortuna” invitando a pescare una cartella dal pappagallino colorato chiuso in una scatola, mentre altre bancarelle vendevano ferraglia, gomitoli di cotone, “spingole francesi”, pettini stretti per togliere i pidocchi, ferretti di osso per le acconciature delle donne etc.

C’era chi proponeva unguenti orientali per combattere i reumatismi, ed abili giocatori si divertivano ad intrattenere il pubblico con la “cartuscella”.

Un vero e proprio teatro della vita!

Una “Fontanarosa in festa” tanto lontana, eppure così vicina nel flusso di coscienza della memoria.

Figura presente in questo bozzetto da fiera era ancora il “ramaro”, colui che forgiava pentole, caldaie, brocche, tegami, bracieri, tutti elementi che spesso andavano ad arricchire “l’appendi rame” dato in dote alle future spose come loro status simbol.

Era un grande mercato, uno scambio di mercanzia che per la nostra modernità è consuetudine ma che, per i tempi, costituiva un momento di pura gioia e privilegio.

L’enogastronomia faceva la sua parte con il baccalà ai peperoni cruschi cotti al momento, e i mugliatielli con aglio e menta della locanda di “Macolata”.

Insomma, una tradizione che è andata via via perdendosi nonostante i tentativi di farla rivivere, e di cui resta tenera reminescenza nei racconti dei nostri nonni.

Fontanarosa: la fiera di Santa Lucia tra passato e presente

Fontanarosa
Chiesa Immacolata-Fontanarosa (Av)

Questa fiera che, nel corso degli anni è sfociata in una comune festa organizzata dalla Confraternita dell’Immacolata di Fontanarosa (“o’ratorio e’vasc”), ha in un certo qual modo, come simbolo l’omonima chiesa, la quale, insieme alla piazza centrale, rappresenta lo snodo lungo cui oggi si svolge la ricorrenza annuale.

Delle origini dell’antica fiera non si hanno fonti certe fino al 1960.

Con molta probabilità tutto sarebbe partito dal mercato pubblico sulla piazzetta attuale “Santa Lucia”, al tempo denominata “La Croce”, con annessa cappellina.

Sacro e profano si sarebbero intrecciati, fino a dar luogo alla fiera in onore della Santa protettrice della vista e, successivamente, si sarebbe spostata più giù verso la zona dell’ “Immacolata” fino ad arrivare nell’ odierna Piazza “Cristo Re”.

Prima del rilancio dello scorso anno, la fiera non si teneva dal 1967-1968.

Il programma quest’anno prevede la festa ordinaria con il concorso “Fiera di Santa Lucia” finalizzato a promuovere la valorizzazione dell’arte nelle scuole secondarie e che vede protagonisti i ragazzi della Scuola Media Statale “Luigi Di Prisco” di Fontanarosa.

In aggiunta, ci saranno appuntamenti religiosi, rassegne musicali, “La festa del Ringraziamento della Coldiretti” e serate allietate da musica popolare al gusto di lagane e ceci, bruschette all’olio, un bicchiere di buon vino e caldarroste per ingannare il freddo di stagione!

Pasqualina Giusto