Golpe in Turchia: fallisce l’agire democratico

Le forme di Stato e di governo che si sono susseguite nel corso dei secoli sono innumerevoli e complesse; è tuttavia possibile azzardare una semplificazione tenendo presente dove il potere è concentrato. Nel rapporto politico tra chi governa e chi è governato, il potere può trovarsi esclusivamente nelle mani del primo e generare uno Stato assoluto; al contrario, può essere affidato al popolo e dar vita ad uno Stato fondato sull’agire democratico.

Ma come già accennato, le semplificazioni sono pura teoria, mentre la pratica è sicuramente più complessa. Spesso le ideologie democratiche cozzano con l’azione, non coincidendo con esse: ne è un esempio il caso della Turchia e del Colpo di Stato – meglio conosciuto con il termine spagnolo Golpe – del 15 luglio scorso, realizzato dalle forze armate per la presa del potere.

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Recep Yayyip Erdogan, Presidente della Turchia.

Un Colpo di Stato è democratico?

Gli eventi si sono così susseguiti: la notte tra il 15 e il 16 luglio il ponte sul Bosforo a Istanbul viene chiuso e gruppi di militari occupano strade, aeroporti, sedi dei giornali e delle radio nella capitale e nella città di Ankara. Lo scopo dei militari, garanti della laicità dello Stato, era quello di rovesciare il governo corrente, con leader Recep Yayyip Erdogan, perché accusato di assolutizzazione e islamizzazione della Turchia. Il Golpe fallisce a seguito di uno scontro fra esercito e polizia, accompagnato da decine di morti e feriti, tra i quali vi sono i civili che sostengono il Presidente Erdogan.

Chi ne risulta vincitore?

Con il fallimento del Golpe falliscono, di conseguenza, anche i valori dell’agire democratico. Non a caso, le misure prese da Erdogan sono eccessivamente dure: la ripresa del controllo è coincisa con numerosi arresti, licenziamenti, sospensioni verso coloro che sono accusati di aver complottato contro il governo. Bisogna precisare che, anche in caso di vittoria del Golpe, la democrazia avrebbe fallito ugualmente. Lo scopo dell’esercito turco era sicuramente ricco di buone intenzioni: il Presidente Erdogan non era visto di buon occhio e in passato aveva tentato di trasformare la Turchia in uno Stato assoluto, cercando di concentrare nelle sue mani il potere senza riuscirci. Il metodo utilizzato – fatto di forza, violenza, armi -, in favore di ideali democratici, è del tutto lontano dal concetto e dai valori appartenenti allo Stato democratico. Più che la domanda sui vincitori, è necessario chiedersi chi abbia effettivamente perso: la democrazia.

Un pensatore della democrazia

lI caso della Turchia fornisce un importante esempio per l’agire democratico: esso è fatto di ideali, forti e intoccabili; tuttavia, i soli presupposti ideologici non sono necessari a percorrere la strada verso la democrazia. Le azioni di Erdogan e dei militari, per quanto diverse, si sono allontanate molto da questa strada. Cos’è mancato? Un profilo di valori derivati da un’attenta educazione democratica.

La globalizzazione è anche un processo politico e, in quanto tale, ha generato il fenomeno della democrazia esportata. Si è verificata, nel XX secolo, una crescente affermazione del sistema di governo democratico anche in alcuni paesi orientali, spesso introdotti dal mondo occidentale tramite i mezzi di comunicazione, l’embargo economico e le armi di guerra. Il fenomeno spiega il fallimento dell’agire democratico, protagonista del Golpe in Turchia: la democrazia non si può esportare e imporre con la forza, si andrebbe contro i principi della democrazia stessa; essa va insegnata.

Il pedagogista americano John Dewey, nella sua ampia proposta educativa, pone l’attenzione sul collegamento tra educazione e democrazia: i concetti sono strettamente interconnessi.  Il mondo, secondo Dewey, non tende spontaneamente alla democrazia; per realizzarla è necessaria una salda educazione. Quest’ultima deve diffondere i principi dello spirito scientifico indagine, apertura, dubbio, ipotesi, collaborazione, tolleranza -, gli unici a poter salvare la democrazia nel mondo moderno. Sostiene ancora Dewey sulla democrazia:

La democrazia è qualcosa di molto più largo di una forma politica speciale […]. L’aspetto politico e governativo della democrazia è un mezzo, il mezzo migliore trovato finora, per realizzare i fini inerenti al vasto dominio dei rapporti umani e dello sviluppo della persona umana. […] essa è un modo di vita sociale e individuale. [1]

Le conseguenze del Golpe sui diritti umani

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Militari turchi torturati: fallisce l’agire democratico, calpestati i diritti umani

La foto rappresenta un ulteriore fallimento della democrazia: il Presidente turco Recep Yayyip Erdogan ha attuato una serie di duri trattamenti sugli oppositori politici arrestati dopo il Golpe: come si può notare dalla foto, sono nudi e legati, accasciati l’uno accanto all’altro. Dove sono i diritti umani? Sono scomparsi anche quelli, insieme allo Stato democratico.

Articolo 3

Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della sua persona.

Articolo 4

Nessuno potrà essere tenuto in schiavitù né in servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi sono proibiti in tutte le loro forme.

Articolo 5

Nessuno sarà sottoposto a tortura né a pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti.[2]

Quelli appena citati sono solo alcuni degli articoli della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, documento approvato dall’assemblea delle Nazioni Unite il 10 dicembre del 1948 e che ancora oggi non viene rispettato. Il Colpo di Stato in Turchia è un evento che ha fatto storia, la stessa storia che dovrebbe aiutare ad imparare dagli errori commessi. Eppure, questi vengono sempre e continuamente ripetuti.

Alessandra Del Prete

Note

[1] J.Dewey, L’educazione oggi, La Nuova Italia, Firenze 1961

[2] Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, Assemblea delle Nazioni Unite (per maggiori informazioni).

Fonte immagini: Google