Emigranti e poesia: Solo andata di Erri De Luca

Emigranti Erri de Luca Solo AndataIl viaggio degli emigranti clandestini dall’Africa ai “porti del nord”, cui si assiste nelle nostra epoca, è uno dei maggiori spostamenti umani della storia della terra. L’erranza, lo sradicamento e la disperazione di popoli interi sono espressi dalle poesie di Erri De Luca in Solo andata – Righe che vanno troppo spesso a capo, soprattutto nella prima sezione della raccolta: una sorta di poema o grande romanzo in versi di palese intonazione epico-narrativa.

La prima parte di Solo andata è un esodo, un’attraversata prima del deserto e poi del Mediterraneo, di emigranti su una “carretta del mare” diretta dall’Africa alle sponde italiane. Perciò la raccolta è introdotta da una “Nota geografica” che crea il luogo già alla prima pagina:

“Le coste del mediterraneo si dividono in due,

di partenza e di arrivo, però senza pareggio:

più spiagge e più notti di imbarco, di quelle di sbarco,

toccano Italia meno vite, di quante salirono a bordo.

A sparigliare il conto la sventura, e noi, parte di essa.

Eppur Italia è una parola aperta, piena d’aria.”

Il dramma corale di questi viaggiatori è diviso in “Voci”, che si susseguono ognuna nel proprio racconto individuale, intervallate dai “Cori” . Con linguaggio secco e scabro che nulla concede alla retorica, in Solo andata Erri De Luca evoca strazianti scorci del viaggio in cui morte, paura, dolore, pazienza, silenzio e speranza caratterizzano le immagini catapultando il lettore sulla scena.

Solo andata sembra strutturarsi come un’autentica tragedia greca le cui voci musicali sono rese con distici di egual scansione realizzando un racconto in cui lo scrittore non appare assolutamente. Un poema epico e lirico che dà voce agli emigranti, a cui l’autore stesso presta le parole che fanno chiarezza e attraverso le quali questi popoli sradicati, portano con sé la loro terra durante l’atroce viaggio, di cui conoscono le difficoltà e i pericoli, e che gli fa conoscere il mondo sconosciuto dell’acqua attraverso la loro sapienza della terra e del cielo.

“Non fu il mare a raccoglierci,

noi raccogliemmo il mare a braccia aperte.

Calati da altopiani incendiati da guerre e non dal sole,

traversammo i deserti del Tropico del Cancro.” (“Sei Voci”)

Durante il viaggio si delineano due mondi, due paesaggi: quella da cui si parte e non esiste più, e un paesaggio nuovo con la prospettiva del futuro. Con i “cori” finali della prima sezione Erri De Luca fa esprimere agli emigranti tutta la loro ostinazione ad intraprendere un viaggio che è pieno di insidie e che preannuncia atrocità: i motivi che li spingono a viaggiare sono più forti di ogni pericolo che possono incontrare durante l’infernale traversata.

“Siamo gli innumerevoli, raddoppio a ogni casa di scacchiera

Lastrichiamo di scheletri il vostro mare per camminarci sopra.

Non potete contarci, se contati aumentiamo

Figli dell’orizzonte, che ci rovescia a sacco.”

Al giorno d’oggi stiamo assistendo ad uno dei più grandi travasi di uomini della storia e questa gigantesca avventura ricorda all’autore l’espulsione e la fuga degli ultimi scampati da Troia in fiamme. Erri De Luca con Solo andata vuole trovare, tra gli emigranti, i suoi eroi e le sue eroine come lo furono i personaggi di Omero per innescare la scintilla che consacri un poeta vero, una sorta di Omero del Mediterraneo.

“…Faremo i servi, i figli che non fate,

nostre vite saranno i vostri libri di avventura.

Portiamo Omero e Dante, il cieco e il pellegrino,

l’odore che perdeste, l’uguaglianza che avete sottomesso.”

Il “Sud del mondo” che si muove e modifica il mondo, trova la sua forza nella quantità di uomini che sono disposti all’atroce viaggio per scampare al caos che regna nella propria terra nativa. Oltre al disperato viaggio il “coro” finale della sezione esprime l’orgoglio delle origini e l’umiltà di cui si copriranno una volta giunti nel loro “nuovo mondo”.

“Da qualunque distanza arriveremo, a milioni di passi

Quelli che vanno a piedi non possono essere fermati.

Voi siete l’alto, la cima pettinata del pianeta,

noi siamo i piedi e vi reggiamo il peso.

…raccogliamo il pomodoro e l’insulto,

noi siamo i piedi e conosciamo il suolo passo a passo.”

EmigrantiIn Solo andata Erri De Luca fa confluire la bellezza del verbo con la conoscenza del fenomeno migratorio: una spietata geografia umana e fisica trasformata in cantico.

Una poesia che esprime della migrazione le più grandi conseguenze e le più lievi sfumature. Un’Iliade crudele e moderna che ora lascia emergere uno stato d’animo, ora un ricordo, ora di nuovo un fatto di attualità o una riflessione di carattere politico o sociale.

In questo periodo le tragedie delle carrette del mare sembrano all’ordine del giorno, l’indifferenza dei popoli ospitanti è ancora forte e ancor di più la negligenza delle istituzioni nell’impedire questa assurdità: Erri De Luca riesce a mettere a fuoco, con immagini ed espressioni non scontate, la realtà cui allude, e di mostracene la valenza poetica anche là dove la materia appare più dura ad essere riscattata con la speranza che il grido di aiuto non resti arenato a largo del mediterraneo.

“In braccio al Mediterraneo
migratori di Africa e di oriente
affondano nel cavo delle onde.
Il pacco dei semi portati da casa
si sparge tra le alghe e i capelli
La terra ferma Italia è terra chiusa.
Li lasciamo annegare per negare.”

Maurizio Marchese

Bibliografia:

Erri De Luca, Solo andata-Righe che vanno troppo spesso a capo, Feltrinelli, Stampa Nuovo Istituto Italiano-BG 2014.