Il culto dei santi nel mondo tardoantico

Nel mondo cristiano dei primi secoli, il culto dei santi era accettato da tutti? Quale ruolo giocò la religiosità popolare nello sviluppo del culto? E come è nato il calendario dei santi?

A lungo si è pensato al culto dei santi come ad un’imposizione della religiosità popolare, ancora troppo legata alle antiche credenze pagane. Peter Brown, illustre storico del Cristianesimo, ha dimostrato come questa convinzione sia basata più su un pregiudizio illuministico che su dati effettivi. Infatti, se in materia di culto dei santi vi era un dibattito all’interno del mondo cristiano, esso era di tutt’altro tenore.

Il dibattito interno alla cristianità

Culto dei santi
Particolare di un mosaico raffigurante il martirio di un cristiano.

Non mancano – oltre a quelle pagane – fonti cristiane che pure manifestano ostilità nei confronti del culto dei santi. In alcune di queste fonti, come vedremo, si criticano semplicemente certe usanze legate alle tombe dei santi, mentre nelle altre l’astio contro il culto dei santi ha delle motivazioni non proprio teologiche. Se Giuliano l’Apostata aveva sostenuto che questa nuova relazione fra vivi e morti non era giustificabile in base ai Vangeli, sembra che nessun autore cristiano abbia avanzato obiezioni simili.

La nascita dei santuari: un problema giurisdizionale

La questione era di tutt’altra natura. Infatti il Cristianesimo non solo aveva infranto gli antichi confini portando le reliquie in città, ma talvolta venivano fondate vere e proprie città nei cimiteri che ospitavano tombe di martiri. Stiamo parlando dei santuari, che situandosi fuori dalle città tendevano a volte a sottrarsi al potere del vescovo che aveva ancora una forte base cittadina. Era questo conflitto “giurisdizionale” (infine completamente vinto dai vescovi) a suscitare l’ostilità di alcuni scrittori cristiani. Interessante a riguardo la risposta che Girolamo riservò ad uno di essi, facendo riferimento all’auctoritas del vescovo di Roma:

 

[Tu pensi] dunque che il vescovo di Roma sbagli quando sopra i resti mortali di Pietro e Paolo, ossa venerabili per noi ma per te un mucchietto di polvere qualsiasi, offre sacrifici al Signore, e considera le loro tombe altari di Cristo? (Peter BrownIl culto dei santi, Einaudi, 2002, p. 17)

Il culto dei santi e il rischio di disgregazione

Culto dei santi
Icona raffigurante il martirio di sant’Ignazio d’Antiochia

Il destinatario delle parole di Girolamo, Vigilanzio, era evidentemente preoccupato anche per il fattore disgregante che la tomba poteva avere nei confronti della comunità ideale dei credenti. Essa, infatti, era spesso rimasta «un luogo elegante e privato» a cui non tutti potevano accedere, per non parlare dei cristiani delle zone periferiche che potevano sentirsi esclusi. Le tombe erano contese dalle famiglie, dal clero, dai patroni che per primi avevano reclamato i corpi dei martiri a scapito dei parenti.

Una rivalità tra patronati

I problemi teologici, in questo dibattito, erano alquanto secondari. Tanto che il problema di certe pratiche superstiziose legate al culto dei santi, sono presentate da Girolamo come eccessi non particolarmente pericolosi, dovuti alle esagerazioni di alcuni. Conclude, quindi, Brown:

 

Non da un dialogo sulla «superstizione» tra la «minoranza» che disapprova e la «gente comune» dobbiamo prender le mosse, bensì da un conflitto più plausibile per uomini per uomini della tarda romanità, cioè un conflitto tra sistemi rivali di patronato (p. 47).

Il modello «a due piani»

Brown chiama così il modello che da secoli influenza la storiografia e che si basa sul pregiudizio illuministico del “volgo”. Ovvero della cosiddetta “religione popolare” sempre contrapposta, causa fanatismo e superstizione, alle più illuminate gerarchie. Le quali, nel caso specifico, sarebbero state costrette ad accettare contaminazioni pagane per la pressione del volgo.

Il “modello a due piani”, che ha una matrice ideologica molto precisa, si è rivelato ormai del tutto inadeguato allo studio della cristianità tardo-antica. Infatti, non si può partire dal presupposto che la religione popolare sia necessariamente una forma inferiore di credenza. Né si può pensare alla religione popolare come a qualcosa di uniforme che si manifesta solo “come monotona continuità” (p. 28).

Uno scontro tra volgo ed elite?

Culto dei santi
Santi Cosma e Damiano

La presunta contrapposizione fra “volgo” ed elite non trova nessuna conferma documentaria. Nulla, negli scritti dei Padri della Chiesa, lascia intendere un senso di isolamento rispetto al popolo (nonostante le notevoli differenze sociali e culturali), né alcuno storico del tempo – come ha notato Arnaldo Momigliano – identifica alcune credenze come “popolari”. Per questo, secondo Brown:

 

È ancor oggi abituale assumere che l’homo religiosus comune del Mediterraneo, e, più in particolare la donna comune, siano, come Winnie-the Pooh, “orsacchiotto con pochissimo cervello” (p. 29).

Il culto dei santi come prodotto delle conversioni di massa

È l’illuministico disprezzo del “volgo” che ci induce a scorgere «in ogni pratica religiosa “popolare” un’incarnazione del paganesimo classico» (p. 29). Anche per questo si è a lungo creduto che nel IV secolo d. C. si fosse verificata una conversione di massa di pagani. Nonostante gli accenni di Agostino, non ci sono prove sostanziali in sostegno dell’idea di un esodo di pagani verso la Chiesa. Secondo Brown:

 

Il modello «a due piani» ha inventato un afflusso massiccio che non si è mai verificato; e lo ha fatto perché soltanto un tale afflusso del “volgo” nella Chiesa cristiana poteva soddisfare le esigenze poste dal suo sistema di spiegazione nel momento in cui veniva a trovarsi di fronte al problema della nascita, all’interno della Chiesa, di nuove forme di sentimento religioso manifestamente “popolare” (p. 44).

Il calendario dei Santi

Il calendario dei santi è un metodo tradizionale scelto dai cristiani per organizzare l’anno liturgico, ogni singolo giorno, associando uno o più santi. In questo modo si ha il “santo del giorno”, di cui
molte volte viene celebrata la festa.

Ma come nasce il calendario dei santi?

Questo metodo nasce dall’esigenza di commemorare ogni anno i martiri nel giorno della loro morte definito come “Dies Natalis”, ovvero “la nascita al cielo”. Già dal Medioevo si iniziò ad avere, ogni giorno dell’anno, un santo da commemorare. Questi giorni si andavano a combinare con quelli della maggiori festività come Pasqua e Natale.
Sfogliando il calendario 2020 dei santi è già possibile visualizzare in che giorni della settimana cadranno le varie commemorazioni che ricordano martiri e beati.

Ettore Barra