Roberto Azzurro riscrive la Tempesta

Azzurro rivisita Shakespeare per il San Carluccio

La rassegna dedicata al grande drammaturgo inglese William Shakespeare continua presso il teatro San Carluccio di Napoli durante l’ultima settimana di Maggio. Lo spettacolo di cui parliamo oggi è “opatapata”, firmato da Roberto Azzurro che ne è anche unico interprete. Il testo è una riscrittura della Tempesta shakespeariana, affrontata però da una prospettiva diversa rispetto all’originale. L’autore analizza il testo traducendolo in un più che verace dialetto napoletano e racconta la storia originale lasciandosi attraversare dagli spiriti dei diversi personaggi.  Azzurro raggiunge il palco attraversando il pubblico con notevole effetto scenico, iniziando la sua performance ancor prima di varcare le tavole del famoso teatro, e creando un’aria di suspance  che vede lo spettatore impiegare qualche secondo prima di rendersi conto di cosa stia accadendo.

Azzurro

Dal punto di vista tecnico è notevole la risoluzione della difficoltà, per un solo attore, di concentrare in se stesso tutti i personaggi di una commedia, con le diverse tonalità, cambi vocali ed interpretativi. Efficaci quanto simpatici gli intermezzi “musicali” , ovvero spezzoni di canzoni più o meno comuni appena intonate da Azzurro con il ruolo di momenti di interruzione fra un passo e l’altro. Non manca l’autore, come ogni buon teatrante che si rispetti, di trovare uno spazio per l’espressione delle sue opinioni, fra un episodio e l’altro di quelli narrati in questa sorta di metateatro. Ma si può trascinare il pubblico in una vicenda surreale senza il supporto quantomeno di un’intera compagnia, dove ognuno interpreta un personaggio diverso fino a rendere credibile l’inganno al pubblico? Si può convincere lo spettatore  di essere un nobile naufragato su un’isola senza un’idonea scenografia che gli presenti il luogo in questione come una sorta di realtà? Si può recitare una principessa quando si è un uomo, vestito in giacca e pantaloni, e nonostante questa discordanza suscitare nel pubblico riso, o accoramento, o qualunque tipo di sentimento, a seconda della situazione narrata, che testimoni comunque un trasporto emotivo? Roberto Azzurro testimonia con questa performance che questi obiettivi non solo sono più che conseguibili, ma sono alla base dell’essere artista. Fare teatro non per forza implica munirsi di palcoscenico, sipario, scene, costumi e venti attori per ogni  spettacolo. Fare teatro vuol dire realizzare un piccolo incantesimo che con pochi strumenti permetta all’attore, degno di tale definizione, di trasportare con sé il pubblico in un viaggio surreale; perché, come più volte ha sottolineato Azzurro durante la piece: “Questo è teatro, questa è magia!”.

Letizia Laezza

OPATAPATA- Teatro San Carluccio (sito ufficiale)