Mercuzio e la Queen Mab in Shakespeare: tra delirio e ironia

La tragedia eccellentissima e lamentevolissima di Romeo e Giulietta è, dopo Amleto, la tragedia shakespeariana che può vantare il maggior numero di rappresentazioni e rielaborazioni in tutto il mondo. È noto che il materiale da cui Shakespeare prende le mosse sia il condensato di una miriade di topoi narrativi di diversissima origine, da Luigi da Porto e Matteo Bandello sino al poema dramamatico del Brooke, principale fonte del drammaturgo. Ma la ricodifica che Shakespeare propone ne stravolge completamente il senso e la valenza ideologica, pur assimilandone tutti i materiali principali. Una delle novità introdotte da Shakespeare riguarda il personaggio di Mercuzio, di cui approfondiremo la funzione all’interno dell’opera.

Mercuzio

Mercuzio: l’aspetto funzionale di un personaggio secondario

Mentre Brooke fornisce un’interpretazione moralistica della storia, che mira a rendere note le conseguenze di una “cattiva condotta” di cui Romeo e Giulietta, vittime della loro stessa lussuria, diventano esempi, Shakespeare ne ribalta completamente il senso, dipingendoli come archetipi dell’eros tragico e vittime innocenti della profonda crisi di una società mal governata. In questo modo, a differenza dell’interpretazione “unilaterale” del suo modello, il drammaturgo di Stratford arricchisce le fattezze ideologiche della vicenda, che danno forma, struttura e precisa funzione ai personaggi secondari.

In tutto si contano trenta personaggi nella tragedia, ma nessuno è capace di colpire di più il lettore di quello di Mercuzio, migliore amico di Romeo: creatura tutta shakespeariana, un personaggio che ostenta, in ogni sua mirabile sfaccettatura, la definizione di un tragico capace di sussumere in unità oMercuzio e Mabgni spinta centrifuga data dagli eventi. Tutti conosciamo il celeberrimo monologo sulla Regina Mab, ma che funzione ha rispetto al personaggio che lo pronunzia e rispetto all’opera stessa? Esaminiamone qualche aspetto.

“The Queen Mab”: una “vain fantasy”?

Quello della “Queen Mab” viene generalmente interpretato come un discorso che demitizza, ironizzandole e riducendole all’assurdo, le figure del folklore e della superstizione, profferito proprio allo scopo di negare l’importanza di quei sogni e di quelle premonizioni a cui spesso Romeo fa riferimento.

Romeo: E’ infatti con buone intenzioni che andiamo a questa festa, anche se il buon senso ci direbbe di non andarci.

Mercuzio: Perché, si può sapere?

Romeo: Ho fatto un sogno stanotte.

Mercuzio: Anch’io ho sognato.

Romeo: E che hai sognato?

Mercuzio: Che spesso i sognatori mentono.

In realtà, però, lo stesso Mercuzio ne è catturato e non riesce più a fermarsi, quasi fosse in preda a quello che la moderna psicologia chiamerebbe un “ritorno del rimosso“. Ormai delirante, viene interrotto da Romeo:

Basta, basta, Mercuzio, calma. Tu parli di nulla.

Se, quindi, da un lato mira ad identificare l’amore di Romeo per Rosalina come una “vain fantasy”, dall’altro ha la specifica funzione di rimandare a quel mondo di “inutili” premonizioni di cui la tragedia, non a caso comunemente conosciuta come “The Tragedy of Fortune”, è invece intessuta. Ed è proprio qui che si comprende l’incredibile dualità, costruita ad arte, del personaggio di Mercuzio, che riflette e proietta quella del dramma stesso. Si tratta di un personaggio fortemente comico, più precisamente ironico, ma mai caricaturale, mai stereotipato.

Si passa così alla definizione di “tragedia d’una commedia” (B. Croce), attraverso quella di “una commedia che si conclude tragicamente” di Wain, sino ad arrivare a quella della “commedia rovesciata” di N. Frye. In altre parole, il personaggio assorbe in sé tutte le caratteristiche della sua amata Verona: una società in cui predominano, come strumenti di potere, la violenza, l’ira e lo scherno.

Altre volte, col suo cocchio, si spinge sul collo d’un soldato

suscitando sogni di gole tagliate, d’imboscate,

d’assalti e di lame di Toledo,

di brindisi in coppe profonde cinque tese;

poi, all’improvviso, è sempre lei

che gli fa risuonare il tamburo nell’orecchio,

svegliandolo di colpo,

e lui apre l’occhio, impaurito, bestemmia una preghiera o due,

quindi, assonnato, ricade addormentato.

Ed è la stessa Mab che di notte intreccia le criniere dei cavalli,

facendo coi loro luridi crini nodi d’elfi

che a scioglierli porta grave sventura.

E’ lei la strega che se trova vergini supine

le copre, insegnando loro come sopportare un peso,

rendendole donne di buon portamento. È lei…

In questo senso, “Queen Mab” si adegua perfettamente alla modernità: basti pensare alla versione cinematografica “Romeo+Juliet” diretta da Baz Luhrmann (1997), in cui Mercuzio (interpretato da Harold Perrineau) parla di Mab riferendosi ad un tipo particolare di droga, che Romeo peraltro assume prima di recarsi alla festa dai Capuleti. La sua funzione, insomma, è quella di rompere gli “orizzonti di attesa” che converrebbero ad uno schema tragico, ad un “exemplum” tanto noto come quello degli “star-crossed lovers”, e trasporli in chiavi ideologiche tutte nuove.

È così che la Regina Mab diventa la dea che presiede alla turbolenza erotica dei desideri rimossi o negati, desideri a cui non sfugge lo stesso Mercuzio; è così che Shakespeare, attraverso il suo personaggio, si prende la libertà di ridicolizzare, consapevolmente, tutti i topoi della descrizione sulla bellezza muliebre secondo la lirica cortese, intessendoli di giochi di parole a carattere sessuale.

Ti prego,

per i begli occhi di Rosalina, per la sua fronte alta

e le sue labbra scarlatte, per i suoi piedini,

per le sue lunghe gambe e le sue cosce eccitate,

per quei territori lì confinanti, ti prego,

riprendi le tue forme e compari davanti a noi!

Non è neppure un caso che la morte di Mercuzio sia un concentrato di premonizioni, quelle stesse di cui si era fatto beffe nelle scene precedenti.

Maledette le vostre due famiglie,

mi hanno ridotto a carne per i vermi.

Me la son proprio beccata, e dura anche! Maledette le vostre famiglie!

Con la sua uscita di scena definitiva viene meno l’elemento comico e la commedia si spegne del tutto. Riproponendo la particolare visione del Johnson, il personaggio di Mercuzio è il prodotto di una vita al di fuori del tempo, la proiezione di una personalità valida in tutte le età e che riflette un’incredibile modernità, perfettamente adattabile alla mente di un contemporaneo.

Martina Pedata

Fonti

W. Shakespeare, Romeo e Giulietta, Garzanti, Milano, 1991

Mercutio and the Misunderstood: Victim of Queen Mab by Viviana del Manzano (https://www.academia.edu/8568628/Mercutio_in_Shakespeares_Romeo_and_Juliet)