Thor Vikings: il fumetto Marvel scritto da Garth Ennis

Garth Ennis: un rapporto controverso coi supereroi

A Garth Ennis non vanno davvero giù i supereroi.

O almeno, è quello che per molto tempo ha lasciato intendere, ossia di mal digerire la spocchia e lo stereotipo che si cela dietro calzamaglia e mantello.

Nonostante ciò, Ennis è sicuramente uno degli sceneggiatori più apprezzati dell’universo fumettistico americano, autore di storie particolarmente esplicite e dissacranti, considerate tra gli appassionati della Nona Arte, delle opere cult.

Di origini irlandesi, Garth Ennis, forte del successo ottenuto con la casa editrice londinese Fleetway,  giunge finalmente alla corte del colosso DC nei primi anni ’90, mettendosi subito al lavoro con l’illustratore John McCrea per la serie Hitman.

Il successo arriva tuttavia in seno all’etichetta Vertigo (divisione della DC Comics per storie indirizzate ad un pubblico maturo), con le storie dell’investigatore John Constantine di Hellblazer e l’irriverente Preacher, storia interamente illustrata dal britannico Steve Dillion, è tuttora considerata da parecchi il capolavoro definitivo dell’autore.

Il connubio con Dillion proseguirà con il nuovo e fortunatissimo ciclo di The Punisher e, dal 2008, con la controversa opera zombie Crossedritenuta una delle storie più brutali ed esplicite del fumetto americano.

Tirando le somme, si potrebbe dunque riconoscere molto facilmente i canoni e i temi ricorrenti dell’autore irlandese: le avventure urbane, la violenza e il sesso senza censura, l’umanità dei personaggi che lascia spazio alla follia ed il grottesco a tinte estremamente realistiche.

Ennis concepisce un universo a fumetti cupo e violento, dissacrante e senza filtri, in contrasto alle storie di ampio respiro che hanno popolato le pagine dei supereroi senza macchia e senza paura, in cui la dicotomia bene – male molto spesso vacilla e lascia spazio agli impulsi incontrollati dell’essere umano.

Cosa succede se allora a Garth Ennis viene affidata la stesura di una storia di Thor?

Ennis
Il Reverendo Jesse Custer e Cassidy, i protagonisti della celebre serie “Preacher”

Thor Vikings: nessuna pietà per il Dio del Tuono

Se nel caso di Alan Moore si era precedentemente parlato di “decostruzione del supereroe“, nel caso di Thor Vikings, si potrebbe avanzare il concetto di “dissacrazione“.

Questo perchè Ennis demolisce totalmente il personaggio di Thor, spogliandolo dei crismi di Dio Norreno, dei suoi poteri, e della sua aura divina, per scaraventarlo in un contesto urbano, in una New York presa d’assalto da una ciurma di crudeli guerrieri vichinghi rimasti bloccati nel tempo.

Lontane sono infatti le atmosfere oniriche e maestose di Asgard, o le sognanti avventure dal sapore galattico della Silver Age, l’universo norreno di Ennis è fatto di sangue e decapitazioni, di drakkar volanti tra i grattacieli della Grande Mela e di un Dio del Tuono completamente inerme, impotente, un burattino in balia delle onde senza prospettive di salvezza.

Garth Ennis sembra quasi sputare in faccia ai celebri cicli editoriali di Jack Kirby e Walter Simonson, autori di un vero e proprio revival della mitologia norrena nelle pagine a fumetti che, per più di trent’anni, hanno reso il Tonante uno dei supereroi di punta dell’Universo Marvel, mostrando al pubblico di lettori come anche una divinità potesse convivere con supereroi, mutanti, inumani e razze aliene.

Ennis
Nemmeno il potente martello Mjolnir sembra avere effetto contro i brutali vichinghi di Harald Jaekelsson

Non bisogna comunque pensare che Thor Vikings sia una storia in tutto e per tutto lontana dall’immaginario del supereroe Marvel: Ennis decide infatti di ricorrere anche al personaggio del Dottor Strange, che puntualmente viene “tirato dal cilindro” degli autori, proprio quando la stesura della sceneggiatura sembra aver raggiunto un punto critico.

Si scopre dunque che la ciurma di guerrieri vichinghi è stata vittima di una maledizione e costretta a vagare nell’oceano per mille anni, fino a giungere in America, dove può dare sfogo ai più selvaggi istinti dell’essere umano (tema esasperato da Ennis nell’opera “Crossed” ).

Insomma, tra chiari riferimenti alla leggenda dell’Olandese Volante e della storia di Vinland, Ennis ricorre ai viaggi spazio-tempo, consentendo a Thor di reclutare dei “degni guerrieri” per sventare la minaccia che sta facendo – letteralmente – a pezzi New York.

Dal punto di vista grafico, ancora una volta, Ennis sceglie di unire le forze con Glenn Fabry, esponente dell’iper-realismo, che mette in scena sequenze particolarmente irriverenti e truculente, oltre a presentare Thor nel classico costume degli anni ’80.

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Glenn Fabry alle matite di Thor Vikings

In conclusione

Thor Vikings non sarà di certo la maniera ideale – e nemmeno più ortodossa – per avvicinarsi alle storie del Dio del Tuono, ma rappresenta un prodotto senz’altro originale e fuori dai canoni.

Una storia breve capace di mostrare non solo un lato inedito della figura di Thor, ma anche un esperimento di sceneggiatura portata ai limiti estremi del sarcasmo e della dissacrazione, di cui Garth Ennis al momento ha davvero pochi rivali.

Gioacchino D’Antò