Droga: piaga che affligge ogni età

Fa molto discutere la decisione presa dal consiglio d’istituto della scuola media Don Rinaldo Beretta, a Giussano (Monza), che ha stabilito la sospensione e l’esclusione dagli esami di due 14enni per commercio di droga. Si è trattato della decisione corretta? Oppure no?

Droga
Matteo Riva

La droga non ha limiti di età

Stupisce molto, di questo caso particolare, la giovane età del pusher in erba – mi si perdoni il gioco di parole – e della sua acquirente: appena 14 anni, troppo pochi, si potrebbe pensare, per stare lì a comprare droga – in questo caso, marijuana – o a pensare di poter fare soldi vendendo droga. Evidentemente, però, 14 anni, oggi, sono più che abbastanza; ma, diciamocelo, è inutile prendersi in giro, perché non ci sono più limiti “minimi” di età. Sembra quasi che l’infanzia non voglia più esistere; e allora, se questi ragazzi sono abbastanza grandi per conoscere la droga, e il suo mondo, possono assumersi le responsabilità e accettare le conseguenze. La presidente del consiglio di istituo, Silvana Varenna, ha commentato: «Una decisione giusta, presa per il loro bene. Per questi due ragazzi il conseguimento della licenza media è di secondaria importanza. Prima è necessario che seguano un percorso che aiuti loro a riflettere¹
Con la decisione del consiglio, però, non è d’accordo il sindaco di Giussano, Matteo Riva, sostenendo che la scuola è innanzitutto isclusione – e non esclusione, come è avvenuto in questo caso – e che presenterà i due ragazzi come privatisti.

Lungi dal demonizzare due ragazzi, con alcune problematiche familiari alle spalle, che probabilmente per leggerezza – ma non sicuramente – stavano per invischiarsi in qualcosa ben più grande di loro, siamo di fronte forse al giustificazionismo, da una parte, e ad una severa – ma giusta? – condanna dall’altra. Non si tratta di un caso isolato; è bene, dunque, attendere prima di trarre le conclusioni del ragionamento.

Non si tratta di casi isolati

I carabinieri di Caluso hanno fermato, una settimana fa, uno studente (17 anni) del liceo Martinetti in possesso di un coltello dalla lama di 8 cm e di qualche grammo di droga. In una scuola di Udine, lo scorso 21 Gennaio, una ragazza di 14 anni si è sentita male dopo aver assunto delle droghe leggere. Si sarebbe portati a pensare che si tratta di ragazzate, di fatti d’eccezione; ma quand’è che l’eccezione diventa la regola e la regola diventa l’eccezione? Quando si chiude un occhio, magari due, sull’età, sul tipo di droga – leggera, ma pur sempre droga – e si comincia a giustificare i ragazzi. Secondo Gabriele Toccafondi, sottosegretario del ministero dell’Istruzione: «La scuola è la nuova piazza della droga: un ragazzo su tre sotto i 15 anni ha provato una sostanza stupefacente².» A Marzo, al liceo Bassi di Bologna, sono stati torvati 2 grammi di hashish in un bagno; il 7 Aprile, a Trento, un 18enne è stato fermato per aver spacciato droga ad un suo compagno minorenne. Secondo le statistiche, il 26% degli studenti fa uso di cannabis, che è di gran lunga la droga preferita dai più giovani. Droga

Torniamo al nocciolo della questione: è giustificazionismo affermare che un ragazzino di 14 anni non deve essere punti troppo severamente – come nel caso di Giussano – perché la scuola dovrebbe educare e non punire? Sì e no. Sì, perché in una realtà come la nostra, dove le informazioni sono accessibili con un click e dove non è più un tabù parlare di certi argomenti, non si può pensare che un ragazzino – 14, 15, o 16 anni – non conosca la droga, i suoi effetti, il mondo che la circonda; no, perché è giusto ritenere che è meglio insegnare e insegnare ancora meglio piuttosto che punire così duramente per uno sbaglio commesso magari per problematiche alle spalle o per situazioni non chiare. Parafrasando, si parva licet componere magnis*, una frase del giudice Borsellino³: parlate della droga. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene.
Perché solo mostrando e spiegando è possibile evitare che i nostri giovani cadano in un tunnel in cui è facile entrare ma molto difficile uscire.

Luigi Santoro

Fonti

Fonte citazioni

1; 2

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Note

3: «Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene.» Citato in Lavinia Farnese, Borsellino, eroe borghese in prima linea contro la mafia, la Repubblica, 17 luglio 2006, p. 53
* «se è lecito paragonare le cose piccole alle grandi»; Virgilio, Georgiche, IV, 176.