Corinaldo nelle Marche: il paese dei matti

Corinaldo, nelle Marche, è detto “il paese dei matti” per i personaggi “sui generis” che l’hanno abitato, ma è anche un paese ricco di tradizioni folkloriche e leggende.

Corinaldo e i “matti”

Corinaldo
Frontespizio del libro di Mario Carafòli

Mario Carafòli, basandosi sulle memorie del Cavalier Nicola Bolognini Bordi, ha elencato i matti che hanno rallegrato questo bellissimo paese marchigiano.
Uno dei matti di Corinaldo è stato il “signor Atavico”, vissuto intorno alla metà dell’Ottocento, che era il rampollo di una vecchia famiglia nobile decaduta in cui si tramandava da generazioni la passione per la caccia. Il signor Atavico, ormai anziano, si sentiva così nostalgico che dormiva poco e all’una era già sveglio perché scendeva per le strade a guardare il cielo per informare i cacciatori dello stato del tempo:

Casa per casa, dove sapeva che c’era un amico cacciatore, egli bussava robustamente al portone e forniva le sue informazioni ad alta voce.
«Peppe ! Enno le tre e ‘l tempo è bono. Poi dormì ancora ‘n oretta». Oppure: «O Mariano ! Enno le due ! Bada a dormì, bada a dormì che tanto piove. Te saprò di’ qualcò fra ‘n par d’ore».

Poi c’era il signor Gnecco (non si sa se sia il vero nome oppure no) che amava bere vino. Quando si ubriacava, sentiva caldo anche d’inverno ed era solito gettarsi nella vasca della fontana che a quei tempi (sempre in epoca ottocentesca) si trovava in piazza del Terreno. Un giorno vi si buttò nudo e i carabinieri lo tennero in gattabuia per due giorni !

C’era Pietrino Del Mosciuto (il suo vero nome era Battistini Pietro) che era un falegname ma dormiva in una stanza del convento degli Agostiniani. Un giorno, nel periodo delle ostilità con l’Abissinia, Pietrino spedì una lettera a Francesco Crispi, allora presidente del Consiglio, protestando aspramente perché si era permesso di dichiarare una guerra senza interpellarlo. Volevano così arrestarlo, ma fortunatamente il sindaco Cavalier Italiano Angeloni riuscì a mediare per lui e a spiegare ai carabinieri che era un “matto”.

Farinello (Colombaroni Paolo), invece, abitava al Borgo di Sopra e, quando era ragazzo, scappò di casa per arruolarsi con Garibaldi: si diceva che quella sua eroica e paurosa avventura gli avesse lasciato un po’ tocco il cervello. Infatti, finite le battaglie garibaldine, tornò a Corinaldo e anche qui continuò a comportarsi come un soldato perché andava in giro con la camicia rossa (o addirittura senza camicia !), il berretto e la medaglia di Garibaldi appesa al collo. Così conciato, portava i sacchi di farina ed era sbeffeggiato dai bambini che lo chiamavano “Farinello”.

Ci sono stati e ci sono ancora tanti “matti” a Corinaldo che non basta un articolo per enumerarli. Si rimanda perciò alla lettura del libro di Mario Carafòli.

Il pozzo della polenta

Corinaldo
Il pozzo della polenta a Corinaldo

Questa leggenda vede protagonista il pozzo che si trova a metà della Piaggia, la suggestiva scalinata di 109 gradini che forma l’asse principale del nucleo medievale di Corinaldo. Si racconta che un contadino, dopo aver trasportato un sacco di farina per quasi un centinaio di scalini, arrivò al pozzo e posò un attimo il sacco lì per riposarsi. Il sacco, però, si scucì e tutta la farina andò a finire nel pozzo. Il contadino si disperò, mentre tutti gli abitanti di Corinaldo furono felicissimi perché dal pozzo iniziò ad uscire polenta e poterono mangiarla gratuitamente per giorni e giorni. Il contadino cercò di scendere nel pozzo per recuperare ciò che era suo, ma tutte le donne corinaldesi iniziarono ad infamarlo, accusandolo di avere intenzione di mangiarsi da solo tutta la polenta. Da allora i cittadini di Corinaldo sono detti anche “polentari”. Da questa leggenda nasce, nel 1980, la rievocazione storica de “La Contesa del Pozzo della Polenta”, manifestazione che si ripete ogni anno nella terza domenica del mese di Luglio.

La casa di Scuretto

Quest’altra leggenda, invece, racconta di un calzolaio di nome Gaetano, detto Scuretto, che amava molto il vino e spendeva tutto quello che aveva nelle osterie. Suo figlio era partito per l’America e da lì gli mandava molto denaro perché sapeva che suo padre doveva costruire una nuova casa a Corinaldo. Tuttavia, ogni volta che arrivavano i soldi del figlio, Scuretto li spendeva in vino. Un giorno, il figlio, insospettitosi per la lungaggine dei lavori di costruzione, chiese a Gaetano una foto della nuova casa. Scuretto allora costruì solo la facciata, a cui attaccò il numero civico e si fece fotografare, comunicando poi al figlio che la casa era iniziata e che doveva essere completata. Riuscì così a farsi mandare ancora soldi, ma la casa non la completò mai. Oggi l’edificio inconcluso si può ammirare a metà della via Piaggia.

Corinaldo
Il retro della casa di Scuretto

Corinaldo è un paese magico, tutto da visitare !

Raffaela De Vivo

Bibliografia:

M. CARAFÒLI, I “matti” di Corinaldo, Cassa rurale ed artigiana, Corinaldo, 1982.

G. ORTOLANO, 101 luoghi misteriosi e segreti in Italia da vedere almeno una volta nella vita, Newton editori, Roma, 2014.