La città che si stende ai piedi del Vesuvio è ricca di misteri e leggende dal fascino esotico. Napoli è la città più importante del Sud e, nonostante i suoi numerosi secoli di storia prestigiosa ed imponente, spesso è poco conosciuto o talvolta frainteso, il rapporto tra la storia generale e storia locale, un rapporto sottile ma saldo in quanto la città ha sempre rivestito un ruolo fondamentale all’interno di avvenimenti più generali e, infatti, il suo patrimonio culturale e artistico si ricollega ai cambiamenti della storia generale e alle problematiche contemporanee. La storia della Napoli greca inizia con Partenope, il primo nucleo abitato che nacque intorno al secolo VII a.C. da una comunità di coloni di Cuma.
La fondazione del piccolo villaggio rientrava nell’operazione di colonizzazione compiuta dai Greci in quel secolo. Il popolo conquistatore era alla ricerca di nuove materie prime e nuovi mercati per costituire nel Mediterraneo un polo di produzione e artigianato in grado di attirare l’interesse economico e il commercio con l’Oriente. Numerose, dunque, furono le colonie fondate nel Sud Italia dai Greci, formando quel territorio fertile e felice che poi i Romani avrebbero chiamato Magna Grecia.
Partenope: la Napoli greca
Nella parte inferiore della città si venne a formare il porto, utilizzato in prevalenza per scopi mercantili e commerciali, con un piccolo nucleo di abitazioni contadine, invece, nella parte superiore, venne creato l‘Acropoli, il centro e il punto più alto del nucleo abitativo, seguendo il modello delle poleis greche. In opposizione a Pizzofalcone, in Via Nicotera, fu collocata la Necropoli.
Neapolis, la città nuova
La città nuova sorse in una zona interna e ben protetta, limitata dalle verdeggianti colline del Vomero e di Capodimonte, scendendo poi fin giù a valle, tra il canalone di Via Foria e la discesa di via Toledo, che conduceva alla zona centrale dell’antica radura dell’attuale piazza Municipio. Ricca fu la produzione di ceramica, manufatti di artigianato locale e prodotti agricoli. Questa produzione settoriale decretò alla cittadina di Neapolis la funzione di polo commerciale intermediario tra la madrepatria, la Grecia, e l’entroterra italico, territorio dei Sanniti e degli Etruschi.
Sul piano politico e amministrativo, Neapolis divenne luogo di sincronia e unione tra l’elemento sannitico e quello greco dei coloni calcidesi. La città conservò la sua identità greca ma, nello stesso tempo, vide il fiorire di una classe dirigente locale greco-sannitica, atta a confermare il ruolo di polo commerciale centrale con il mercato greco e orientale.
Il primo nucleo sociale contava oltre 30.000 abitanti e si dedicava alle diverse attività agricole, artigianali e commerciali, contribuendo a rendere Neapolis il polo più importante, tra le colonie greche ad intrattenere relazioni commerciali con Atene. I contatti sempre più proficui con la Grecia portarono alla formazione di una classe aristocratica del denaro, gruppo dirigente che conquistò in breve tempo il controllo della vita politica.
Il nucleo urbano del centro della Napoli greca
Dal punto di vista urbano, Neapolis, influenzata dalla presenza degli Ateniesi, sviluppò una struttura definita ippodamea. Ippodamo di Mileto fu un urbanista del secolo V a.C. che progettò un impianto di strade di forma ottagonale, con l’intento di dividere il territorio in aree perfettamente omogenee in base alle diverse attività che si svolgevano. Questa struttura fu adoperata sia nelle colonie occidentali che in quelle del lato est della Magna Grecia.
Il centro di Neapolis si costituiva di tre grandi vie rettilinee, chiamate platee in lingua greca, o decumani dai Romani, tagliate perpendicolarmente da piccole stradine, definiti stenopoi dai greci e cardines in lingua latina.
Nelle insulae più spaziose e vaste si svilupparono le attività politiche e commerciali, nelle più strette l’edilizia residenziale. Invece, all’altezza dell’attuale porta S. Gennaro, sorse l’agorà, sede della vita religiosa, commerciale e politica di Neapolis. All’interno delle mura vi erano collocate le aree adibite e riservate alle coltivazioni.
Valentina Labattaglia
Bibliografia:
D. BARTOLUCCI, A. BONANNI, G. SENERCHIA, E. VIOLINI, Leggere una città: Napoli antica. Dalle origini al periodo angioino, Liguori Editore, Napoli, 2000.