Iosonouncane: report del live al Lanificio

Era palpabile, facilmente distinguibile, l’attesa che c’era nell’aria al Lanificio, una spasmodica curiosità, quasi nervosa, per assistere alla grande rilevazione della musica italiana. Iosonouncane, alias Jacopo Incani, si è fatto attendere, ma ne valeva assolutamente la pena. Finalmente a Napoli, finalmente in un concerto dove è stato libero di essere se stesso, senza fronzoli, serio ed a tratti arrogante, con una sigaretta in bocca simile al Billy Bob Thornton nell’Uomo che non c’era dei fratelli Cohen, illuminando una scena apparentemente scarna, ma ricca di energia, un’energia trasmessa grazie alla forza disumana delle vibrazioni degli artisti in scena: Iosonouncane canta, urla a squarciagola, parla con un filo di voce, ma a tutto quello che fa riesce ad aggiungere un suo stile personale, coinvolgente, a tratti onirico, come un predicatore che parla ai propri discepoli. Iosonouncane riesce a farci entrare nelle atmosfere che fanno da cornice alle sue canzoni, riusciamo a sentire il mare ai piedi, il sole che ci scalda, il vento che soffia ed i gabbiani che volano, tutto apparentemente semplice a livello tematico, semplicità che non riesce a nascondere quella complessa raffinatezza stilistica e quella incessante ricerca del vocabolo perfetto che ha contraddistinto DIE come album dell’anno 2015, giudizio incontestabilmente espresso da critica ed ascoltatori. Stormi diventa attesa nell’attesa, eseguita dopo le incessanti richieste del pubblico, arriva come un fulmine che squarcia il sereno e fa ballare l’intero Lanificio, perché Stormi è una hit, una canzone che dovrebbe girare in radio sempre. Ma Iosonouncane non è solo Stormi, ed a differenza della sua ultima trasferta a Napoli (al Suo.Na. Festival lo scorso settembre), concede al suo pubblico i successi del passato, Summer on a Spiaggia Affollata, Giugno, Il corpo del reato e La Macarena su Roma, dove non risparmia una frecciatina alla televisione spazzatura ed in particolare a Ciao Darwin, parole pungenti che scorrono lievi nel mezzo di una esplosività sonora al dir poco clamorosa. La Macarena su Roma live è un’esperienza assolutamente consigliata. L’esperimento di DIE eseguito con la band può dichiararsi assolutamente riuscito: tutti bravi, coinvolgenti, ma menzione speciale per il batterista Simone Cavina, che è riuscito a sprigionare un’energia forsennata dall’inizio alla fine, accompagnando Jacopo Incani alla perfezione. Da solo, in versione acustica, o con la band(l’esibizione di ieri faceva parte della parte del tour denominata Mandria, che comprende appunto la band sul palco), DIE funziona sempre, dimostrandosi un prodotto vincente.

IOSONOUNCANE

Iosonouncane non sarà la star del web come le altre figure principali della scena indie italiana, ma riesce ad essere dannatamente bravo come nessuno in Italia. DIE è un prodotto di classe, uno studio praticamente perfetto, assorbendo sonorità vicine solo al Lucio Battisti di Anima Latina, disco tanto criticato in passato ma sempre attuale, anche se probabilmente ancora oggi potrebbe essere considerato troppo sperimentale. Iosonouncane aggiunge qualcosa in più rispetto al lavoro di Battisti, dando uniformità, facendo diventare l’album e l’esibizione dal vivo quasi come un racconto ciclico, una storia che potrebbe essere persino raccontata cinematograficamente. Se non avete ancora ascoltato DIE state perdendo il prodotto più interessante della musica italiana, se non il miglior prodotto della musica italiana di questo secolo, difficilmente superabile ed addirittura migliorabile: visto che La Macarena su Roma e DIE sono risultati eccellenti, nessuno potrebbe nutrire dubbi sul futuro terzo lavoro dell’artista sardo, ma bisogna avere pazienza. Nel frattempo, potete gustarvi l’intero album qui:

Diego Sbriglia