Gerico: guerra santa nell’Antico Testamento?

Gerico è un’antichissima città del Vicino Oriente Antico. Essa testimonia uno degli insediamenti umani più antichi del mondo: la sua torre risale al 9000 a. C. Oltre ad essere una pagina celebre di archeologia, Gerico è anche la protagonista di eventi biblici che  lasciano fortemente perplesso il lettore moderno.

Gerico
Scavi archeologici a Gerico

Gerico: distrutta per volere divino?

Il libro biblico di Giosuè, al capitolo sesto, narra l’assedio e la presa di Gerico. Si tratta di un racconto paradigmatico: è la prima città che gli israeliti si trovano di fronte appena varcato il fiume Giordano, appena giunti nella tanto agognata terra promessa.

La conquista di Gerico rompe gli schemi di qualsiasi altro esempio di assedio ad una città. Le imponenti mura della città crollano per volere divino dopo che i sacerdoti in processione suonano le trombe. Ne segue la distruzione completa:

…(Gerico) e tutto quanto vi è dentro sia votato allo sterminio per il Signore…

Sterminarono tutto quanto era nella città, uomini e donne, giovani e vecchi, perfino i buoi e gli asini passarono a fil di spada.  (Gs 6, 17.21 IER)

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Giosuè 6: la presa di Gerico

Gerico: un modello di ermeneutica biblica

Gerico, con la sua fulminea caduta e la sua tragica fine, rappresenta un’ottima occasione per fare esercizio di ermeneutica biblica.

Le pagine dell’Antico Testamento vengono spesso messe in secondo piano o biasimate perché inverosimili o troppo cruente, in ogni caso indegne di comparire in una collezione di testi ispirati.
In realtà, pagine bibliche come quella di Gerico, richiedono solamente la fatica di un approccio che scenda in profondità e comprenda il contesto vitale entro il quale il brano venne composto.

Ogni testo, e quelli biblici non fanno eccezione, non può che essere il prodotto della cultura di riferimento del suo autore. La stessa comprensione cattolica non considera mai un testo ispirato in quanto dettato da Dio all’autore umano, ma sempre ispirato, nella cultura di riferimento dell’autore. In altre termini, la Parola di Dio non sconvolge o violenta la parola dell’autore umano, ma si esprime in essa: per questo è necessario un approccio filologico rigoroso per capire il testo in questione.

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Gerico: la verità oltre le apparenze

La violenza della conquista di Gerico ed il miracolo della sua caduta, a ben vedere non sono quello che sembrano.
È vero che biasimare i testi biblici perché violenti sarebbe un atto anacronistico: la percezione odierna di orrore di fronte alla violenza è il frutto di un’evoluzione culturale e storica durata secoli. Allo stesso modo, la Rivelazione divina è avvenuta storicamente e gradualmente: sarebbe un controsenso pretendere l’insegnamento di Gesù dell’amore verso i nemici già nell’Antico Testamento[1].

Fatte queste necessarie premesse, bisogna però dire che non è questo il caso di Gerico. In questa città non avvenne mai nessuna violenza biblica. Non tutti i racconti biblici sono da intendere in senso di cronaca storica. La Bibbia è ricchissima di generi letterari che bisogna di volta in volta discernere: in Giosuè 6 possono essere individuati ad esempio, quello lirico, quello eziologico e quello didattico.
Gerico ebbe un passato remoto molto glorioso, ma ai tempi delle vicende bibliche era già un cumulo di macerie, un insediamento abbandonato e in ogni caso non ebbe mai delle mura: l’archeologia non lascia spazio a dubbi in proposito.

Allo stesso modo, la pratica di votare allo sterminio una città e tutti i suoi abitanti ad una divinità, era un costume diffusissimo nel Vicino Oriente Antico: gli scrittori biblici conoscevano bene questa terribile usanza dalle imprese del temutissimo impero assiro.
Israele non ebbe mai storicamente un ruolo da protagonista tra le vicende belliche dell’Antico Levante, ma fu uno staterello insignificante tra dei giganti come l’Egitto, l’Assiria o Babilonia che potevano in ogni momento porre fine alla sua esistenza.

La visione delle macerie di Gerico offri uno spunto notevole agli autori biblici per una spiegazione eziologica. Di fronte ad un presente politico-militare di incertezza e vulnerabilità, gli autori biblici immaginarono un passato glorioso di protagonismo e conquiste lampo.
In realtà, a ben vedere, non è un caso che la  conquista di Gerico sia inclusa nel canone biblico. Essa funge da paradigma per tutte le altre conquiste, il testo di Giosuè è esplicito. Gli autori sacri non ascrissero al passato del proprio popolo delle imprese leggendarie immaginandone dei natali gloriosi: in questo senso, la Bibbia non è l’Eneide. La caduta di Gerico parla chiaro: è solamente la fede in Dio che permise la conquista della città. Non fu la potenza militare di Israele a far crollare le mura di Gerico, ma l’azione liberatrice di Dio.

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Gli autori biblici quindi, rielaborarono degli elementi del loro contesto storico ed altri più antichi, per esprimere un contenuto inedito dal carattere esemplare e didattico.

Christian Sabbatini

Fonti

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Bibliografia

J. R. Lundbom, Deuteronomy. A Commentary (Grand Rapids 2013) 66-68.

J.-L. Ska, Il cantiere del Pentateuco. 2. Aspetti letterari e teologici ( Bologna 2013) 18-22.

I. Finkelstein-N. A. Silberman, Le tracce di Mosé. La Bibbia tra storia e mito (Roma 2002) 86s. 94s.

“ḥrm” in L. Koehler-W. Baumgartner, The Hebrew and Aramaic Lexicon of the Old Testament ( Boston 2001) 353s.

[1] L’immagine dell’Antico Testamento come ricco di violenze e veicolante un Dio vendicativo, da contrapporre ad un Nuovo Testamento in cui Dio è esclusivamente amore e misericordia è solamente uno stereotipo. La realtà biblica è molto più complessa e sfumata, e la chiave della sua comprensione, come nel caso di Gerico, è nell’analisi dei testi.