La ricompensa del gatto racconta la storia della liceale Haru, un’adolescente timida e un po’ spaurita che un giorno, andando a scuola con la sua amica, salva coraggiosamente un gatto da un violento impatto con un camion buttandosi nel bel mezzo della strada.
La ragazza scoprirà che il gattino è in realtà il principe di un regno parallelo abitato da soli gatti. L’avergli salvato la vita, la rende degna di tutti gli onori agli occhi del grasso re felino che decide di prometterla in sposa al suo amato figlio. Sarà compito dell’affascinate ed elegantissimo Barone Baron Humbert Von Gikkingen, un soprammobile a forma di gatto che ha preso vita grazie ad un sortilegio, e dal suo fido secondo, il gatto Muta, salvarla dal suo destino inesorabile.
Il film che Morita Hiroyuki costruisce attorno al personaggio di Baron è una spensierata fiaba di 75 minuti, totalmente ascrivibile alla tradizione Ghibli per la cura nei disegni e la capacità di confezionare personaggi adorabili, ma assai lontana dal canone dello studio per approfondimento psicologico e pregnanza della vicenda. Il viaggio che Haru compie nel Regno dei Gatti, mutuato in parte da Alice nel Paese delle Meraviglie e in parte dalla favola del Principe Schiaccianoci, corrisponde molto labilmente a un percorso di crescita della ragazza: quel che si può intuire sul piano allegorico non va oltre qualche cliché (la trasformazione comportamentale e fisica di Haru una volta tornata alla realtà quotidiana) e qualche personaggio appena abbozzato (la migliore amica di Haru).
Dietro questo film ci sono diverse citazioni che sfuggono agli occhi di chi non è appassionato del genere, nel precedente film I sospiri del mio cuore del 1995, Baron compare in un contesto del tutto diverso, come statuetta antropomorfa nel negozio di un anziano signore Shiro Nishi, il quale, attraverso la protagonista, diventa soggetto stesso del romanzo, raccontando, di come abbia perso la sua amata e di come da quel giorno abbia dedicato la sua vita alla continua ricerca dell’amore perduto. Questo personaggio è diventato così popolare in Giappone da giustificare la realizzazione di questo sequel.
L’animazione che vanta i colori tipici dello Studio Ghibli è più “povera” rispetto a capolavori come Il castello errante di Howl, La città incantata o La principessa Mononoke, ma lascia quella stessa soddisfazione all’occhio da collocarlo al di sopra di tanti altri film d’animazione giapponese.
La ricompensa del gatto è una ventata di freschezza, nostalgia e dolcezza per chiunque e, nonostante il target dei film d’animazione giapponese sia spesso per adulti, questa volta, anche i bambini possono apprezzarlo e immergersi in una favola bizzarra, imparando che l’amore è la più imprevedibile delle emozioni.
Silvia Di Maio