Annibale Carracci: Il trionfo di Bacco e Arianna

Annibale Carracci, spesso posto in antitesi al Caravaggio, è uno dei tre fondatori della scuola chiamata Accademia degli Incamminati, una bottega privata dove si impartivano i principi teorici del Rinascimento, e l’invito pratico al disegno dal vero e all’imitazione dei modelli del Rinascimento.

Tale imitazione si distacca, però, dalla “maniera moderna”, ossia la tendenza ad imitare unicamente Leonardo, Raffaello e Michelangelo, i tre grandi maestri del Rinascimento, finendo per rendere l’opera finita una ripetizione e dando certa alterazione della natura; quello che nell’Accademia si cercava di trasmettere agli allievi era sì di tenere a mente i modelli del Rinascimento, ma sostanzialmente imitare la realtà.

Nella pittura di Annibale Carracci ritroviamo quindi la composizione figurativa del Rinascimento, il tonalismo veneziano, lo “sfumato” di Correggio, e soprattutto la plasticità delle figure nella pittura, e quest’ultima fusione delle discipline è una caratteristica tipica del Barocco.

Il Trionfo di Bacco e Arianna di Annibale Carracci

«Ben noi in sì bel luogo invochiamo le Muse, per riportar degnamente con le parole la muta poesia delle favole esposte nella Galeria, nella quale entriamo»

Nel 1594, Annibale Carracci venne chiamato a Roma dal Cardinale Odoardo Farnese, colpito dalla sua arte e che ebbe modo di incontrare a Parma, per decorare il Palazzo.

La sua prima opera fu nel camerino Farnese, ossia lo studio privato del cardinale, con le storie di Ulisse e di Ercole, che hanno un significato allegorico in quanto illustrano il raggiungimento delle virtù combattendo contro vizi e tentazioni. Annibale procedette poi con la decorazione della Galleria, che con ogni probabilità era una sala da musica.

Per la volta della galleria, affrescata con l’aiuto del fratello Agostino, Annibale adottò una decorazione mista che portò alla definizione di un’architettura illusionistica, in quanto dipinse le scene come se fossero quadri riportati, cioè quadri da cavalletto incorniciati e incorporati in una quadratura creata con finte architetture sul soffitto, e questa soluzione rinvia a quella adottata da Michelangelo nella Cappella Sistina, ma anche a quella di Tibaldi in Palazzo Poggi.

A dominare in questa parte sono le scene d’amore mitologiche delle Metamorfosi di Ovidio, quindi si ha come oggetto l’amore, e la scelta di questo ciclo è stata oggetto di diverse discussioni: il Bellori, ad esempio, riteneva che il ciclo fosse un’allegoria della lotta tra Eros e Anteros, quindi amore sacro e amore profano, mentre alcuni critici hanno ipotizzato che il ciclo avesse una funzione epitalamica, un riferimento al matrimonio tra il fratello del cardinale, Ranuccio Farnese, e Margherita Aldobrandini.

Opera primeggiante nell’intero apparato decorativo e che mette d’accordo le diverse opinioni è Il trionfo di Bacco e Arianna: l’amore sacro e l’amore profano sono in realtà complementari, nonché un augurio per una felice unione matrimoniale.

Annibale carracci dipinto
L’opera, inquadrata in una finta cornice che simula lo sfondamento del soffitto (la profondità del cielo è data dallo sfumato), rappresenta il dio del vino Bacco e la mortale Arianna, che divenne sposa di Bacco una volta abbandonata dal Teseo. Come già detto, è qui racchiuso il senso dell’intero ciclo pittorico, la compresenza tra amore sensuale e amore spirituale, rispettivamente rappresentati dalla donna seminuda in basso a destra e da Arianna, che sono intese come due Veneri. I due sposi sono su due carri, di cui si notano i rilievi (associabili a lavori di oreficeria dei due fratelli), circondati da satiri e baccanti, figure danzanti studiate dal vero: viene ripresa solo una parte della scena, per dare l’illusione di voler rappresentare ciò che c’è in corrispondenza della volta, tant’è che alcune figure sono tagliate.

Annibale studiò le rappresentazioni di baccanali sui sarcofagi, ma tenne anche in considerazione Perin del Vaga, Tiziano e Dosso Dossi, che si aggiungono alle finte architetture e agli sfumati, dando origine ad un equilibrio tra struttura classicheggiante e libertà immaginativa, ne sono un esempio l’illusione della profondità spaziale e la disposizione di figure statuarie nel corteo. Oltre che ai sarcofagi romani, ci sono altri riferimenti alla tradizione classica: Arianna, per esempio, è simile alla Galatea nel Trionfo di Raffaello.

Annibale Carracci raffaello
Raffaello Sanzio, Trionfo di Galatea, dettaglio

Quest’opera è emblema dell’arte di Annibale Carracci che, mescolando classicismo e naturalismo, uniti alla volontà di stupire tramite la creazione di finte architetture e di coinvolgere lo spettatore a immaginare la sequenza scenica, apre la strada a nuove correnti pittoriche, quale la pittura barocca, e saranno fonte di ispirazione per grandi artisti come Lanfranco e Pietro da Cortona.

Rossella Cavallo