Vegetarianismo: più di una scelta alimentare

L’OMS, di recente, si è espresso sul consumo di carni rosse all’interno della nostra alimentazione; ed è stata subito guerra mediatica tra vegetarianismo e dieta onnivora, dove entrambi hanno sostenuto la validità della propria alimentazione a discapito dell’altra. La dieta vegetariana è ritenuta quella più salutista, che allontana l’uomo dalle malattie consentendogli una vita più longeva; allo stesso modo, i cosiddetti onnivori sostengo la dieta mediterranea come l’unica a fornire le giuste proteine per la sana sopravvivenza, spesso aggiungendo alla propria teoria l’espressione «l’uomo nasce onnivoro, è la catena alimentare».

La “lotta” si è successivamente placata nel momento in cui l’OMS ha ribadito che l’uso di carne non è di per sé nocivo a patto che non diventi abuso. Nonostante questo concetto sia stato chiarito, i riflettori si sono comunque accesi sulle “nuove” alimentazioni in seguito alla domanda posta da molti: «cosa mangeremo adesso?»

Il Vegetarianismo come corrente psicologica

Tematiche come quelle delle nuove alimentazioni non vengono spesso affrontate in una società che indirizza i cittadini-consumatori, con specifiche campagne pubblicitarie, all’acquisto di prodotti che sono per lo più di origine animale. Basti pensare alla dilagante presenza dei fast food sul territorio non solo italiano ma mondiale e alle numerose campagne pubblicitarie che incoraggiano l’acquisto di carni e derivati: spesso il cittadino non conosce le nuove alimentazioni proprio perché queste non vengo pubblicizzate.

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Simbolo dell’Associazione Vegetariana Italiana

Alla domanda sopracitata i vegetariani hanno risposto proponendo e facendo conoscere il loro stile di vita basato sulla non assunzione di carne di qualsiasi animale. Sul sito dell’Associazione Vegetariana Italiana sono elencati i motivi del perché si diviene vegetariani: per la salute, per il pianeta, per gli animali.

C’è di più: il vegetarianismo non è solo una scelta di vita ma possiede, di fondo, una vera e propria psicologia che spinge l’individuo ad intraprendere questo tipo di dieta. Infatti non si diventa vegetariani solo per i fattori  elencati prima ma esistono delle componenti inconsce di cui spesso non ci si rende conto. Una di queste potrebbe essere il rifiuto dell’aggressività: di solti non si pensa alla categoria dei vegetariani come irascibili e tendenti all’aggressività eppure è possibile pensare che la scelta di una persona di non mangiare carne sia collegata alla volontà di voler placare la propria parte istintiva e aggressiva. Al contrario, si potrebbe anche dare una spiegazione di tipo ossessivo-compulsivo legata alla paura del contatto. Individui molto introversi potrebbero trovare nel vegetarianismo un luogo per preservare la propria interiorità allontanandola, materialmente, dal ciò che potrebbe contaminarla.

Diverso è il discorso negli adolescenti che si avvicinano alla dieta vegetariana. Sicuramente l’adolescente vegetariano è spinto dalla voglia di sperimentare ed esplorare “mondi nuovi” forse per opposizione alla famiglia, la quale, legata alla tradizione, presenta (o impone) piatti a base di carne, o per soddisfare quel desiderio di evasione e anticonformismo tipico dell’adolescenza. Una componente emotiva significativa che può spiegare la presenza di così tanti adolescenti vegetariani è l’identificazione – maggiore nelle ragazze – con lo stato di debolezza e vittimismo vissuto dall’animale: l’adolescente è di per sé molto fragile e, per la maggior parte dei casi, empatico; ciò lo spingerebbe a rinunciare alla carne per difendere sia se stesso che l’animale. Una breve parentesi è da porre sui disturbi alimentari. Spesso il vegetarianismo vine utilizzato per mascherare l’anoressia.

Una psicologia, non una patologia

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Giuseppe Arcimboldo – L’Imperatore Rodolfo II

La componente psicologica dell’alimentazione vegetariana non implica nessun collegamento ad una patologia: talvolta si tende a guardare con diffidenza coloro che non si cibano di carne ritenendoli individui con danni psicologici e bisognosi di una terapia. Questa credenza, ovviamente, è del tutto estranea alla realtà. Anzi, è possibile definire completamente sano – da tutti i punti di vista- l’atteggiamento dei vegetariani poiché sperimentano il cosiddetto rifiuto della morte che non è da confondere con la non accettazione della morte come fattore esistenziale ma come omicidio: il vegetariano decide di non basare la propria esistenza sulla scomparsa di un altro essere vivente.

Il vegetarianismo, quindi, non è una patologia ma potrebbe diventarlo nel momento in cui si raggiunge una forma estrema che potremmo definire fondamentalismo vegano. La psicologia vegana è sicuramente più estrema di quella vegetariana poiché rifiuta lo sfruttamento animale in tutte le sue forme implicando uno stile di vita dai forti riscontri economico-sociali. Un vegano rinuncia non solo all’assunzione di carni ma anche dei loro derivati, all’acquisto di cosmetici e abbigliamento testati su animali o che ne contengono tracce. Se portato all’estremo, il veganesimo e il vegetarianismo, possono essere considerati alla stregua di un fondamentalismo religioso che si oppone a qualsiasi forma di pensiero e scelta di vita differente dalla propria.

Concludiamo prendendo in considerazione gli studi di Kev nel 2009 al termine dei quali si dimostrò che vegetariani e onnivori muoiono per gli stessi motivi. La psicologia nascosta dietro le scelte alimentari dimostra che, nella nostra mente, nulla è lasciato al caso quindi le convinzioni, per quanto possano distaccarsi dalla propria, vanno sempre tollerate.

Alessandra Del Prete

Fonti

Per ulteriori informazione vedi: La psicologia del vegetariano, Vegetariani contro onnivori 

Fonti immagini: Google