INTERCITY: ecco la recensione di Amur

Anche oggi LaCOOLtura vi porta nel mondo della musica italiana poco conosciuta: ecco gli INTERCITY ed il loro terzo album, Amur.

INTERCITY

I social hanno cambiato radicalmente la nostra vita, questo è innegabile. Molto spesso ci rimproveriamo di usarli male e in maniera eccessiva, spesso si dubita dell’esistenza di un valore positivo dei social network. Invece basta usarli bene, specie se sei una band emergente che vuole farsi conoscere; e non si parla della condivisione di frasi qualunquiste o tantomeno dell’ostentazione di quella smodata “hipsteria” che alla lunga ha contaminato tutte le grandi band indie italiane e che ha francamente stancato. I social sono anche un mezzo per dare visibilità alle “piccole creature in cerca di gloria” come gli INTERCITY, che tramite il loro chitarrista hanno segnalato a la COOLtura il loro lavoro, Amur. E lo ringraziamo ancora.

Facebook diventa necessario per le band in cerca di pubblico, perché la produzione sul nostro suolo è talmente vasta che non riusciamo più ad avere un quadro completo dell’insieme musicale italiano, specie se ci focalizziamo, impigrendoci, solo su ciò che ci propinano in radio e in tv. Ma se ci fermassimo qui, il giudizio sul livello musicale che daremmo sarebbe inesorabilmente basso, e dopo aver sondato il luogo natio andando a conoscere gli artisti locali, tocca ai social assumersi il compito di essere strumento di scoperta.

INTERCITY: chi sono?

http://https://www.youtube.com/watch?v=KFMq6_g7VqA

Quindi, ecco gli INTERCITY. Nati nel 2008, hanno già pubblicato nel 2009 Grand Piano, album interessante dalle atmosfere varie, tra il post e l’indie rock. Nel 2012 è stata la volta di Yuhu ed ora ritornano con Amur, uscito il 21 settembre 2015, quando l’estate ci ha salutato e l’autunno ci ha accolto: un cambio di stagione che ha accompagnato anche il cambio di formazione della band, perché «gli amori vanno e vengono, le cose si evolvono ed una nuova avventura sta per partire» come scrivono nella biografia del loro sito.

La formazione di INTERCITY odierna vede Fabio e Michele Campetti voci e chitarre, Paolo Comini al basso, Dario Fugagnoli alla batteria e Giulia Mabellini al violino. Senza Anna Viganò, passata all’Officina della Camomilla, si è perso il tocco delicato femminile che dava l’accezione post rock, un po’ astratta, ai precedenti album, ma il suono si è evoluto ed è davvero interessante, fresco, con testi  intelligenti. Sono stilisticamente puliti, si percepisce la voglia di distinguersi dalla massa, un violino limpido e riferimenti sparsi un po’ ovunque, segno di un lavoro ben curato. L’evoluzione è compiuta, e dalla verve rock si passa ad un pop-rock pragmatico, senza fronzoli, come dimostra la canzone “Amur“, eponima dell’album. Vi proponiamo l’ascolto di quest’ultima e di Reggae Song“, dal ritmo estivo con il potere di non andare più via dalla testa, ma senza disdegnare le altre canzoni, limpidi lavori di spessore: “Un cielo cinghiale” racconta di un amore finito ed apre il CD come un coltello apre la carne squarciandola, ed ancora “Tu, Kill Bill, Polar“, tutte canzoni da ascoltare attentamente, senza trascurare nessun dettaglio.

Vi consigliamo l’ascolto del CD, uno dei migliori dell’anno, e soprattutto di conoscere gli INTERCITY, una delle migliori realtà italiane di questo periodo.

Voto: 4/5

Traccia Consigliata: Reggae Song

http://https://www.youtube.com/watch?v=NBkss5ui4wk

(tecnicamente non è la più bella ma può facilmente assurgere a tormentone)

Diego Sbriglia