I nove mondi della mitologia norrena

Ogni grande costruzione mitologica che si rispetti – e la mitologia norrena affascina quasi quanto quella greca in tempi odierni – si basa su una complessa ed immaginifica cosmogonia e cosmologia. Nella concezione mitologica del cosmo ogni luogo ha un suo valore simbolico, persino i punti cardinali si richiamano a concetti ben precisi: un buon inizio per conoscere la mitologia norrena, allora, è proprio quello di tentare un approccio alla sua geografia.

Le fonti della mitologia norrena

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L’Edda di Snorri

A differenza dei miti greci, ricostruire il pantheon e ancor più la concezione che le popolazioni germaniche (vichinghi, ma non solo) avevano dell’universo è stato – ed è tutt’ora, per gli studiosi che continuano ad occuparsene – un lavoro piuttosto arduo, perché le fonti scritte sono poche, frammentarie e spesso contraddittorie. Quelle più importanti, sulle quali ci baseremo per trarre le principali informazioni sull’argomento di questo e dei prossimi articoli, sono il Codex Regius (più noto come “Edda poetica“) e l’Edda in prosa.

Il Codex Regius è una raccolta anonima di poemi in lingua norrena compilato nel XIII secolo, che mette per iscritto una tradizione secolare tramandata oralmente; l’Edda in prosa ha invece un autore ben preciso, Snorri Sturluson, influente personalità nell’Islanda del 1200 che intendeva, con il suo testo, fornire un vero e proprio manuale di “poetica norrena”: si tratta quindi di una guida di stile e, solo in secondo luogo, di un trattato sulla mitologia nordica.

Accanto a questi due testi principali esistono comunque alcuni altri codici di argomento mitologico che vengono solitamente denominati “eddica minore“.

Questa premessa sulle fonti è necessaria per comprendere l’impossibilità di tracciare uno schema preciso della geografia cosmologica norrena: nel Codex Regius ci sono riferimenti ai nove mondi che comporrebbero l’universo e questi vengono citati continuamente, ma la volontà di sistematizzare questi dati caotici risale a tempi molto più recenti, cioè agli studi filologici degli ultimi secoli.

Il gigante da cui ebbe origine l’universo

Era al principio dei tempi: Ymir vi dimorava;
non c’era mare né spiaggia né onde gelide;
terra non si distingueva né cielo, in alto:
un baratro informe c’era ed erba in nessun luogo. [1]

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Ymir e la mucca Auðumbla (1790), Nicolai Abildgaard

In principio era il nulla e nel nulla iniziò a manifestarsi la dualità: a nord del grande baratro, detto Ginnungagap, si conformò una terra gelata, Niflheimr, a sud l’asciutta e torrida Muspellsheimr. La prima creatura animata fu Ymir, un gigante, dal cui corpo fu creato il mondo; con Ymir viveva la mucca Auðhumla, che nutriva il “macroantropo” primordiale col latte delle sue mammelle.

I primi dèi, nati dal contatto della mucca con una pietra, uccisero il gigante: fu necessario il suo sacrificio per creare l’universo, un universo vivente perché tratto da materia prima vivente. Dalla carne di Ymir fu formata la terra, dal sangue le acque, dalle ossa i monti e dai denti le pietre; il cranio divenne la volta del cielo.

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Il Ginninnungagap secondo Skrubhjert (DeviantArt)

La configurazione delle terre (Niflheimr vs Muspellsheimr, nord vs sud, freddo vs caldo) si può valutare da un punto di vista non fisico, ma metafisico: prima ancora di essere una polarità spaziale (non poteva esserci alcuna distinzione di spazio se Ymir occupava tutto lo spazio possibile) si tratta di una polarità teologica. Qualcuno ha pensato di interprertarla persino in maniera temporale: il gelo di Niflheimr e il caldo torrido di Muspellsheimr rappresenterebbero il passato più primordiale e il futuro ultimo dell’universo.

I nove mondi

Arriviamo adesso alla conformazione geografica dell’universo della mitologia norrena, a cui daremo una prima occhiata e che approfondiremo elemento per elemento nei prossimi articoli.

Nella Vǫluspá, la profezia della Veggente contenuta nell’Edda poetica, si trovano questi versi:

Nove mondi ricordo, nove interni sostegni
e il grande frassino che penetra la terra. [2]
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Tentativo di rappresentazione schematica dei nove mondi, Karl Simrock.

Identifichiamo quindi già da subito questi due elementi: la suddivisione in nove spazi e la presenza di un albero cosmico, Yggdrasil, che li sorregge. La parola norrena per “mondo” è heimr (la ritroviamo anche nei composti che indicano il nome dei singoli spazi, ad esempio Niflheimr), da cui discendono il tedesco moderno Heimat, una delle due parole per indicare la patria, e l’inglese moderno home: da questa constatazione linguistica capiamo che il concetto di mondo racchiudeva i significati di casa, dimora.

L’elenco dei nove mondi della mitologia norrena, sul quale concordano quasi tutti gli studiosi, è il seguente:
  1. Ásaheimr (il mondo degli Æsir, gli déi, situato presumibilmente in alto secondo una concezione verticale dello spazio);
  2. Álfheimr (il mondo degli Álfar, ossia gli elfi);
  3. Miðgarðr (il mondo degli uomini);
  4. Jǫtunheimr (il mondo degli Jǫtnar, i giganti del ghiaccio discendenti da Ymir);
  5. Vanaheimr (il mondo dei Vanir, divinità distinte dagli Æsir e associate ai culti della fecondità);
  6. Niflheimr (il mondo della nebbia, uno dei due poli primordiali, gelido e ostile);
  7. Múspellsheimr (il mondo del fuoco, l’altro polo primordiale);
  8. Svartálfaheimr (il mondo dei Døkkálfar e dei Dvergar, ossia gli elfi scuri e i nani);
  9. *Helheimr (il mondo dei morti. Si tratta di un neologismo che non compare mai nei testi della mitologia norrena. È la patria della regina dei morti, Hel, ma il suo nome veniva usato per identificare anche il luogo geografico).
 Può essere interessante soffermarci su un mondo in particolare, quello degli uomini. Notiamo da subito che si tratta dell’unico toponimo in cui non compare heimr, di cui abbiamo discusso prima, ma garðr, che indica uno spazio chiuso. La corretta traduzione per Miðgarðr non è quindi mondo/terra di mezzo (come qualche fan di Tolkien sarebbe portato a pensare!), ma “recinto mediano”.
Il luogo abitato dagli uomini occupa una posizione centrale ed è recintato, protetto: si configura così un’opposizione dentro-fuori che potrebbe trovare riscontro nelle condizioni ambientali in cui vivevano le popolazioni germaniche, cioè protetti da una “fortificazione” (altra traduzione possibile per  garðr, ad esempio in Asgarðr, la fortezza degli dèi) contro le minacce esterne.
In effetti, una delle ragioni per cui al giorno d’oggi siamo ancora affascinati dalla mitologia è proprio l’idea di ritrovare, nelle antiche storie che venivano narrate oralmente e affondavano le proprie radici in credenze primordiali e paure irrazionali, qualche inaspettato riscontro con il mondo reale, con la nostra psicologia o la nostra lingua.
Maria Fiorella Suozzo

Fonti

Il canzoniere eddico, Garzanti (le citazioni [1] e [2] sono entrambe tratte dalla Vǫluspá)

I miti nordici, Gianna Chiesa Isnardi, Longanesi

sitografia: BIFROST – viaggio nel paese dei miti e delle leggende

immagini: DeviantArt (Skrubhjert), google, pinterest