L’evoluzione nell’Antica Roma: Plinio il Vecchio e Lucrezio

Gli antichi Romani basarono i propri costumi sul culto della tradizione: lento fu il progresso culturale. Un’eccezione è Lucrezio, che parlò di evoluzione.

Riprendendo in mano le opere dell’età ellenistica è facile riscontrare in queste una presa di coscienza del progresso e dell’evoluzione della conoscenza, ed uno spiccato spirito pionieristico nell’anticipare temi che la scienza riprenderà solo molti secoli dopo. Tra i Romani, invece, pur annoverandovisi una folta schiera di personalità di indubbio interesse, ci fu sempre una particolare venerazione per l’autorità e la tradizione, ed una certa avversione per i cambiamenti che non fossero in accordo con i costumi tramandati dagli antenati.

evoluzione

Il mos maiorum è stato il nucleo dell’etica romana. In una società patriarcale come quella romana, la tradizione fu il fulcro ed il pilastro su cui si fondarono i valori in cui i Romani credevano e che hanno portato avanti. Essi guardavano al futuro con sfiducia e malafede.

I Romani furono profondamente legati al culto della personalità degli autori della tradizione passata, e soprattutto attinsero a piene mani  dalla produzione letteraria della civiltà greca.

Il Naturalis Hystoria, l’enciclopedia della tradizione

evoluzione Plinio il vecchio
Plinio il vecchio

Possiamo ritenere il Naturalis Hystoria , trattato naturalistico ad opera di Plinio il vecchio, la summa di tutta le conoscenza appartenuta al popolo Romano. Essa costituisce infatti un’ enciclopedia di straordinario valore poiché tratta ampiamente e con precisione tutte le branche del sapere di quel tempo.

Plinio svolse essenzialmente un lavoro di compilazione: le notizie sono prese da altre opere,  e non verificate, ed anche se affianca nozioni fantastiche ed irreali a quelle effettivamente reali, l’opera risulta importantissima in ognuno dei 37 volumi che la compongono, in quanto raccoglie tutte le concezioni sulla natura e lo scibile umano del mondo antico. Tale fu la sua importanza, che fino in epoca rinascimentale fu considerato un testo di assoluta importanza.

Spiccano tra tutti gli elementi dell’opera la visione stoica della natura e della religione: gli dei sono presentati con vizi e difetti dell’uomo, e la loro provvidenza è messa in dubbio. Inoltre la razza umana è immersa nella miseria e nella rovina.

Evoluzione in Lucrezio

Tito Lucrezio Caro rappresentò invece un’eccezione alla tendenza a dubitare dell’ evoluzione in campo scientifico/culturale dei Romani . Poeta della cui vita di sa poco (probabilmente era campano, e visse tra il 98 ed il 55 a.C.) , egli fu sostenitore dell’epicureismo, filosofia a quel tempo osteggiata dall’élite scipionica e da Cicerone.

Lucrezio predilesse la forma del poema epico-didascalico ( forma letteraria verso la quale lo stesso Epicuro si era mostrato avverso), scrivendo col fine di divulgare la sua dottrina filosofica.

evoluzione Lucrezio
Lucrezio

Il titolo rimanda subito alla dottrina del maestro: De Rerum Naturae ricalca infatti il Περὶ Φύσις di Epicuro. Esso si articola in tre diadi.

Nei primi quattro libri, che seguono all’inno a Venere che apre l’opera, Lucrezio enuncia ed espone i fondamenti della disciplina epicurea: nascita e morte sono viste come un processo di continua aggregazione e disgregazione di minuscole particelle indistruttibili, infinite ed immutabili, gli atomi, che compiono movimenti spontanei e imprevedibili (clinamen) in un universo costituito da materia illimitata e che si espande muovendosi nel vuoto.

Negli ultimi due libri il poeta scrive di cosmologia: nel quinto descrive l’origine del nostro mondo e la sua mortalità; nel sesto ed ultimo ( probabilmente però il poema è incompleto) vengono descritti fenomeni naturali da sempre attribuiti agli dei, qui invece estromessi (per gli epicurei essi vivono negli intermundia, tra cielo e terra,lontani dagl’uomini ). È in questa diade che possiamo trovare tracce di pre-evoluzionismo: esiste una sorta di evoluzione delle specie anche nell’opera lucreziana.

Nel De Rerum Naturae è presente l’idea di progresso e di evoluzione: il moto degli atomi continua a modificare il cosmo, in equilibrio dinamico; dopo la disgregazione si avrà una nuova aggregazione. Lucrezio descrive l’origine del mondo,partendo dalla descrizionedi come la madre terra generò le specie animali a noi note (mortalia saecla), ma anche i portenta, forme di vita strane e destinate ad una veloce estinzione (ciò ricorda l’idea dei mostri promettenti elaborata dalla paleontologia moderna) .evoluzione Lucrezio

 

La natura impedì agli organismi meno adatti di procurarsi una discendenza, mentre a quelli più dotati fu permesso di continuare ad esistere, in una lotta per la sopravvivenza che sembra anticipare quella raccontata da Darwin nella sua opera circa la selezione naturale ed il concetto di evoluzione. Nel poema lucreziano inoltre, le specie non compaiono tutte allo stesso momento(come sostennero invece i creazionisti ed i fissisti ) .Le specie, col passare del tempo, interagendo con l’ambiente, vanno incontro a cambiamenti, il cui accumulo porta all’ evoluzione.

Proprio da questi cambiamenti potevano infatti originarsi nuove specie. Lucrezio, a sostegno della teoria di questo trasformismo biologico, narra l’ evoluzione dell’uomo, da bestia errabonda ad animale sociale.

Il poema di Lucrezio, quindi, continua a dare spunti interessanti, offrendo un punto di vista all’avanguardia rispetto all’epoca in cui visse.

Lorenzo Di Meglio

Bibliografia 

Gian Biagio Conte, Emilio Pianezzola – Corso integrato di letteratura latina 2. L’età di Cesare – Le Monnier

Sitografia

www.academia.edu/982250/Lucrezio_e_levoluzione

www.minerva.unito.it/Natura/Lezioni/Lezione%205%20Plinio%20e%20la%20cultura%20romana.pdf