Empedocle: la logica di Odio e Amore

Salve ragazzi. Ricordate quando parlammo di Gorgia, filosofo siculo? Oggi vi voglio parlare di un altro orgoglio della terra di Sicilia: Empedocle di Agrigento!

Le quattro radici

Empedocle
Empedocle, selfie

Ad Empedocle – siamo nel V secolo a.C. – piace molto la dottrina dell’essere parmenideo ma non la accoglie completamente e senza riserve: volendo infatti spiegare i fenomeni naturali, afferma la molteplicità degli enti. Siccome si crede un gran furbone, il nostro agrigentino riesce ad evitare di affermare che il diverso rispetto ad un ente sia un non ente (cosa che avrebbe fatto venire un attacco cardiaco a Parmenide e non era facile dato che, al tempo di Empedocle, era già morto) introducendo il principio della differenza; in tal modo, ogni essere è semplicemente qualitativamente differente rispetto ad un altro.

Quattro, per Empedocle, sono gli elementi costitutivi – le radici, ριζώματα, rizomata, dal greco – di ogni cosa e sono aria, acqua, terra e fuoco; tali radici sono presenti in determinate proporzioni in ogni essere, così:

Ma la terra benevola nel suo ampio seno
accolse due delle otto parti della splendida Nesti [acqua, NdR]
quattro parti di Efesto [fuoco, NdR]: e nacquero le bianche ossa

Nella terra, dunque, troviamo 1/4 di acqua e 1/2 di fuoco, indicati da Empedocle come Nesti ed Efesto, ossia una dea (o ninfa) dell’acqua e il dio fabbro; abbiamo capito come il Nostro consideri la composizione delle cose ma come si originano questi ultimi? E qual è la loro fine? 

Odio e Amore secondo Empedocle

Entriamo nel vivo della questione: quand’è che entrano in gioco Odio e Amore? Ebbene, per Empedocle il tutto ha una natura ciclica e le varie aggregazioni e separazioni delle quattro radici sono determinate da queste due forze estrinseche, Odio e Amore appunto, che sono rispettivamente di tipo repulsivo ed attrattivo. Stando così le cose, questa logica, questa dialettica di Odio e Amore prevede quattro momenti principali:

  1. lo sfero: momento in cui gli elementi sono tutti uniti e prevale Amore. Di fatto, è un richiamo all’essere di Parmenide;
  2. il dominio di Odio: l’odio separa gli elementi dello sfero;
  3. età del caos: tutto è completamente disgregato. Brividi.
  4. il dominio di Amore: l’amore unifica nuovamente gli elementi, tornando alla situazione originaria dello sfero.

Ma un’altra cosa ti dirò: non vi è nascita di nessuna delle cose
mortali, né fine alcuna di morte funesta,
ma solo c’è mescolanza e separazione di cose mescolate,
ma il nome di nascita, per queste cose, è usato dagli uomini 

Empedocle
Al posto dell’articolo avrei potuto inserire questa immagine. Oh be’, oramai…

Parlare di nascita e di morte non ha senso, a meno che non ragioniamo in un’ottica umana, dato che nulla si distrugge o si crea ex nihilo ma, semplicemente, vi è aggregazione e separazione di elementi.
Abbiamo dunque capito come sia regolato il ciclo dell’esistenza quando, esattamente, c’è la vita? Insomma, nel ciclo abbiamo indicato quattro momenti ma capirete bene che non in tutti è possibile l’esistenza degli esseri mortali; ebbene, ecco la risposta di Empedocle:

Duplice è la genesi dei mortali, duplice è la morte:
l’una è generata e distrutta dalle unioni di ttue le cose,
l’altra, prodottasi, si dissipa quando di nuovo esse si separano

Il cosmo è, allo stesso tempo, uno e molteplice; può dunque esistere quando gli elementi sono tutti uniti – lo sfero? Certo che no, perché manca la molteplicità; secondo lo stesso discorso, non è possibile che il cosmo esista nemmeno allorché gli elementi sono tutti separati perché manca l’unità. Il cosmo, dunque, può esistere solo nelle fasi intermedie, quando Amore ed Odio si contrastano vicendevolmente creando equilibrio; ecco perché Empedocle parla di “duplice genesi” dei mortali “duplice morte”; due sono i momenti in cui è possibile la vita.

Filosofia, scienza e magia

Ho evitato di dirvi che l’opera si chiama, tanto per variare, Περί Φύσεως, Perì Physeos, Sulla Natura. Si chiamavano così quasi tutte così le opere dedite all’indagine circa elemento naturale; avrete inoltre notato il tono mitico che Empedocle usa; non per niente, si parla di poema di Empedocle in quanto la prosa ancora risente del carattere mitico che accompagnò gran parte della filosofia greca antica. Proprio per questo non deve stupire il linguaggio complesso e di difficile interpretazione che s’accompagna al poema empedocleo; i sapienti erano considerati e si consideravano dei maghi, dei taumaturghi, degli indovini oltre che filosofi.
Attorno alla figura dello stesso Empedocle, tra l’altro, circolano voci fantastiche secondo cui avrebbe riportato in vita una donna morta da un mese e si dice anche che sapesse controllare le forze della natura; questi aneddoti, ovviamente privi di realtà fattuale (sono inventati di sana pianta), dimostrano come il confine tra scienza, filosofia e magia fosse piuttosto labile e nebuloso e che non dobbiamo stupirci se, più che scritti di carattere filosofico, ci troviamo di fronte ad opere quasi profetiche.

Non dobbiamo però sottovalutare l’apporto al pensiero filosofico di personalità come Empedocle e Parmenide in quanto sono costoro – insieme a tutti i filosofi greci antichi – i padri fondatori della filosofia occidentale.

Luigi Santoro

Fonti

Fonte immagine in evidenza

Fonte immagini media I; II

Fonte citazioni: Fragmente der Vorsokratiker (frammenti dei presocratici), Vol. I, trad. di Gabriele Giannantoni