Conformismo e feticismo, il loro legame tra Freud e Asch

In questo articolo, tramite la comparazione dei risultati di un saggio freudiano con gli esperimenti tenuti da Solomon Asch nel 1951, si cerca di dimostrare come il meccanismo psicologico che sta alla base del feticismo sia molto simile a quello che genera il conformismo nella maggior parte degli individui.

Due correnti, un solo fiume

conformismo conformismo conforismo
La Comtesse au fouet, Martin van Maele

Nel suo saggio Feticismo del 1927, Freud avanza l’ipotesi che il feticismo negli uomini sia il risultato di una sostituzione del fallo che il bambino credeva la madre possedesse e di cui poi, alla rivelazione della mancanza di tale organo, non riesce ad accettare l’assenza a causa dell’angoscia da castrazione, vale a dire la paura che il padre possa evirarlo a causa del desiderio di appropriazione che il bambino prova nei confronti della madre. Il bambino rifiuta insomma il dato della propria percezione poiché se la donna è “evirata” allora è possibile che tale evirazione avvenga anche nei propri confronti. La scelta oggettuale ed il quantum di energia psichica vengono dunque spostati su di un feticcio che viene trovato non tanto spesso in quegli oggetti che simbolicamente possono ricordare il pene, quanto in quelli che riportano al momento prima della scoperta della mancanza del membro maschile nella madre.

In questo modo il piede o la scarpa, o una parte di essi, devono la predilezione feticista ad essi rivolta al fatto che il maschietto, nella sua curiosità, ha cercato di spiare, dalle gambe in su, il genitale femminile. […] I capi di biancheria intima, eretti così spesso a feticci, fissano l’attimo della spoliazione, l’ultimo in cui si poteva ancora credere alla donna fallica

Freud conclude che nel meccanismo feticistico la vita psichica dei soggetti si scinde in due correnti coesistenti, una delle quali resta a livello infantile e segue il desiderio di continuare a credere nel fallo della donna mentre l’altra accetta la realtà ed abbandona tale convincimento. In tal modo la donna continua – nella vita psichica del feticista – a possedere un membro maschile che però non è più quello originario essendo stato sostituito da un oggetto che viene investito dello stesso interesse che era in precedenza rivolto al fallo. Il feticcio assume così un ruolo di fondamentale importanza rappresentando “una vittoria trionfante sulla minaccia di evirazione e una protezione contro quella minaccia”.

Conformismo e desiderio

Ora, questa peculiarità della psiche che consiste nella coesistenza di un atteggiamento consono al desiderio insieme ad uno consono alla realtà che avversa tale desiderio, è rintracciabile nei risultati degli esperimenti sul conformismo tenuti da Solomon Asch negli Stati Uniti, nel 1951 – anno nel pieno della guerra al comunismo del senatore repubblicano McCarthy.
Nell’esperimento venivano fatti sedere di fronte ad un tavolo otto conformismo conformismo conformismouomini, di cui solo uno era il vero soggetto dell’esperimento mentre gli altri erano complici dello sperimentatore. Venivano dunque scoperte due carte, l’una rappresentante tre linee di altezza radicalmente diversa e l’altra una sola linea che corrispondeva in maniera evidente ad una delle tre precedenti la quale, questo era il compito del test, doveva essere identificata dalle otto persone. I complici, dopo aver dato per almeno tre volte la risposta corretta, cominciavano a sbagliare tutti insieme mettendo così in seria difficoltà il soggetto dell’esperimento.
I risultati furono che il 75% dei veri partecipanti dava almeno una risposta errata quando questa doveva essere comunicata ad alta voce in modo che tutti potessero sentirla, mentre solo il 15% tendeva a conformarsi quando le risposte venivano date anonimamente per iscritto e poi lette dallo sperimentatore a tutti i partecipanti.
Asch intervistò tutti i volontari alla fine del test sul conformismo scoprendo che le reazioni all’esperimento variavano da persona a persona. Vi erano gli «anti-conformisti» che non tenevano in conto l’opinione della maggioranza o per un’elevata autostima o per un rifiuto di mettersi in discussione; mentre tra gli «arrendevoli» vi era una minoranza che sceglieva il conformismo nella pura convinzione di aver dato la risposta giusta seguendo la maggioranza ed una maggioranza che invece sapeva di stare rispondendo in maniera errata ma non riusciva a resistere all’idea che la maggioranza avesse assoluta ragione. Qui si inserisce il meccanismo psichico individuato da Freud: come in quella dei feticisti, nella vita psichica dei conformisti coesistono due correnti che vanno in senso opposto, di cui la prima segue il desiderio di sentirsi integrato e dunque protetto dal gruppo di appartenenza, e la seconda il proprio dato percettivo reale che indica, nel caso dell’esperimento di Asch, l’errore che si sta compiendo.

L’attualità degli studi di Asch

Ad Asch fu contesto che i risultati del suo esperimento sul conformismo fossero da ritenere validi soltanto per il suo tempo, anni in cui non seguire l’opinione comune era molto pericoloso per la propria carriera e tranquillità personale. Ma che la verità sia figlia del tempo ci è abbastanza noto dai tempi di Giordano Bruno e Francis Bacon e non vediamo perché la relatività degli esperimenti al loro tempo debba essere un difetto. Magari guardandoci intorno potremmo un giorno – per esempio oggi – notare che il nostro tempo somiglia a quello in cui Asch compiva i suoi studi, un tempo  in cui imperava un pericoloso conformismo di opinone e di scelta, e cominciare a riflettere sul suo enorme contributo.

Giovanni Marco Ferone

Fonti

Bibliografia: S. Freud, Feticismo in Opere Scelte vol. 2, Bollati Boringhieri, 1999; S. E. Asch, Effects of group pressure on the modification and distortion of judgments in Groups, leadership and men, H. Guetzkow, Pittsburgh, 1951

Autore immagine in evidenza: Giovanni Marco Ferone

Fonte immagini media I; II