Sedentarietà: colpisce un Italiano su due

Con l’avvento dei tanto ricercati “melafonini”, tablet, videogames e quant’altro, non si può negare il fatto che lo stile di vita delle persone sia cambiato drasticamente sostituendo la dinamicità con la sedentarietà. Grazie alle nuove tecnologie è tutto più semplice! Un tempo c’era chi era costretto ad uscire di casa per comprare un libro, un CD, o affittare un film, ma oggi? Oggi abbiamo tutto a portata di mano, e questo di certo ha semplificato la vita di tante persone, ma a quale prezzo?

L’Italia rientra infatti nella top 20 delle nazioni più pigre al mondo: siamo diciassettesimi, con un indice di inattività del 54,7%. A tracciare il quadro sono i medici dello sport che dal 23 al 26 ottobre si riuniscono a Catania per il XXXIV Congresso nazionale della Federazione medico sportiva italiana (Fmsi), dal tema “Sedentarietà: una nuova patologia“.

Sedentarietà: la Fmsi si esprime

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La Fmsi non si risparmia e lancia infatti questo messaggio al Belpaese e al Ministro della Salute:” Lorenzin, che ha dato prova in diverse occasioni di grande lungimiranza, potrà essere la prima al mondo a introdurre la sedentarietà come vera e propria malattia riconosciuta dal Servizio sanitario nazionale. Al pari dei disturbi cardiovascolari, del diabete, dei tumori” 

Diversi studi hanno ormai dimostrato che la sedentarietà riduce la neuroplasticità e le dimensioni dell’ippocampo, oltre a favorire l’invecchiamento dei telomeri, ovvero le regioni terminali dei cromosomi. L’attività fisica, favorisce al contrario un effetto neuroprotettivo, con risultati di apprendimento migliorati. Ecco il perché è consigliabile svolgerla anche in terza età.

La sedentarietà come patologia

Di prevenzione parlerà Giuseppe Novelli, Magnifico Rettore dell’Università di Tor Vergata Roma: “Inquadrare la sedentarietà come una patologia vera e propria permetterà anche di intervenire dal punto di vista dei costi socio-sanitari, riducendo così il carico totale. Il medico specialista in medicina dello sport è, per questo, il medico competente e l’esercizio deve occupare il giusto spazio a livello preventivo, terapeutico e riabilitativo. Se si riuscissero a comunicare in maniera capillare alcuni dati sul perché fare sport è salutare, allontaneremmo molte persone anche dalla sedentarietà.”

Il problema principale risiede infatti nei giovani, i quali sono la categoria più pigra. Molti di questi possono fare attività fisica soltanto a scuola, dove le attrezzature lasciano spesso a desiderare, e una volta concluso l’orario scolastico non trovano gli spazi adatti, e abbandonano dunque l’idea del correre all’aria aperta, in quanto di aria, oggi, ce n’è davvero poca.

Insomma le nuove tecnologie hanno di sicuro alleggerito i nostri portafogli in modo direttamente proporzionale all’aumento del nostro peso. La Fmsi dichiara inoltre:“Il movimento fisico è, insieme alla corretta alimentazione, uno dei garanti del benessere individuale. E va prescritto come terapia, al pari di un farmaco, nella giusta dose individuale, dove la sedentarietà deve essere riconosciuta come patologia. Per tutti questi motivi, il messaggio scientifico che vuole arrivare al ministero della Salute è di procedere insieme alla Fmsi su un percorso ormai necessario e non dilazionabile per la salute di tutti i cittadini, che vede il riconoscimento della sedentarietà come patologia all’interno del Ssn”.

Christian Nardelli