Planet Hulk: recensione del fumetto Marvel del 2006

Planet Hulk: l’epopea di un esiliato

[Il seguente articolo può contenere spoilers]

Planet Hulk è sicuramente una delle saghe più celebri del Gigante di Giada.

Pubblicata sulla testata The Incredible Hulk a partire dal Febbraio 2006, la saga è stata interamente sceneggiata da Greg Pak, a cui verranno anche affidati i seguiti World War Hulk e Skaar: Son Of Hulk. Una direzione insomma, durata quasi due anni.

Planet Hulk si apre con l’esilio a tradimento del Dottor Banner ad opera degli Illuminati, convinti che il Mostro Verde sia ormai una minaccia troppo grande per la Terra.

Quella che parte come una lotta per sopravvivere su un pianeta inospitale e governato da un despota senza scrupoli, diventerà per Hulk l’occasione per riscattarsi e pianificare la vendetta contro coloro che hanno tramato il suo allontanamento.

Planet Hulk è un’opera longeva (quindici issues più diversi tie-in) e ricchissima di citazioni non per forza provenienti dal mondo del fumetto. Come molte saghe moderne, Planet Hulk ha diviso critica e lettori; da una parte gli entusiasti per le atmosferiche epiche e quasi mitologiche, dall’altra i delusi per il drastico cambio di rotta dopo la direzione di Bruce Jones, il quale aveva orchestrato una testata dalle tinte horror, fosche e claustrofobiche.

Di seguito vengono analizzati tre motivi per i quali Planet Hulk rappresenta un’opera quantomeno discreta e altri tre per i quali c’è davvero di meglio da leggere.

Planet Hulk
Un’illustrazione di Alex Ross che ha fatto da copertina alla trasposizione animata della saga

Tre motivi per cui vale la pena leggere Planet Hulk

  1. Planet Hulk è un’ottima storia di avventura. Lasciatosi alle spalle lo stile cupo ed introspettivo di Bruce Jones, Hulk si rende protagonista di quello che può sembrare un ottimo romanzo per ragazzi. Il personaggio del Golia Verde si trova per il momento “alienato” dall’Universo Marvel e catapultato in una situazione critica in cui riuscirà ovviamente a spuntarla, non senza pagare un caro prezzo. Tale situazione fa sì che Planet Hulk possa essere un’ottimo prodotto per i giovanissimi che vogliono cominciare a coltivare la passione per i comics americani. Non a caso, dal fumetto è stato tratto un film di animazione per un pubblico più giovane prodotto dai Marvel Studios.
  2. Il reparto grafico è di buona qualità. Pagulayan e Lopresti sembrano a proprio agio nel disegnare creature aliene ed insettoidi giganti, e i colori appaiono il linea con la narrazione: brillanti e pieni di luce, ideali per le molte razze aliene presenti nella storia.
  3. In Planet Hulk non si fa di certo sconto di combattimenti spettacolari e pirotecnici: chi sentiva il bisogno di leggere una serie piena di azione, sarà sicuramente accontentato. Planet Hulk è per il 70% scontri, battaglie e guerre senza esclusione di colpi, un fumetto ideale per chi vuole godersi un violentissimo e feroce Hulk costretto a combattere per sopravvivere.
Planet Hulk
Una delle cover più celebri ad opera di David Finch del seguito della saga: World War Hulk

Tre motivi per cui non vale la pena leggere Planet Hulk

  1. Che fine ha fatto il dottor Banner? Greg Pak sembra esaltare la figura del mostruoso Hulk a discapito delle apparizioni del Dottor Banner. Il dualismo caratterizzante della figura di Hulk sembra sfumare per lasciare posto alla rabbia  dello “Sfregio Verde“, un Hulk furioso e razionale pronto a meditare vendetta contro la Terra.Ancora una volta, Greg Pak segna un punto di rottura rispetto alle sceneggiature precedenti sulla stessa testata di Hulk. Se quest’ultimo era concepito come la parte oscura e esplicitazione della rabbia dello scienziato, in Planet Hulk è protagonista a tutti gli effetti, salvo alcune piccole tavole in cui viene timidamente dipinta la condizione di Banner come “momentaneamente prigioniero” del Gigante.
  2. Cliché ricorrenti fino alla noia. Per quanto Planet Hulk sembri in parte ricalcare le vicende della figura di Spartaco (o Spartacus), i combattimenti in Arena tra gladiatori sono una tematica trita e ritrita anche nell’Universo Marvel.Lo stesso gruppo di ribelli che decide di seguire Hulk è caratterizzato sulla base di ricorrentissimi stereotipi: il bruto muscoloso, il tipo impulsivo e poco sveglio, quello taciturno e la donna con il sogno di combattere.
    Lo stesso flusso narrativo offre episodi estremamente prevedibili e già visti: la ribellione dei più deboli, il despota nel suo palazzo sfarzoso e l’eroe che si trova a portare avanti la sommossa.
  3. Il Gran Finale. Proprio quando sembra che Planet Hulk stia prendendo le fattezze della fiaba col lieto fine, Pak decide di dare un tocco di drammaticità in misura alquanto strabordante verso la parte finale. Un espediente da molti considerato estremo ma funzionale: proprio quando lo Sfregio Verde sembra aver trovato la pace, ricorda alla fine di aver promesso vendetta contro i terrestri che l’hanno tradito. Tale espediente sembra tradursi fino all’ultimo come un’enorme forzatura a fini narrativi.
Planet Hulk
In Planet Hulk fa una comparsa anche Silver Surfer, catturato in circostanze poco chiare e costretto a combattere nell’arena di Crown City

Conclusione

Planet Hulk ha sicuramente aperto la strada a molti novelli lettori del Gigante di Giada, ma rischia di mostrare un Hulk quantomeno astratto dal suo contesto e dalla sua vera “essenza” del dualismo uomo/mostro. Il Gigante di Giada ha sicuramente visto saghe di gran lunga migliori, più introspettive e più incisive, in grado di scavare a fondo nella psiche dell Mostro Verde.

Il vantaggio di Planet Hulk? Davvero un ottimo prodotto per avvicinare i più giovani alla grande arte del fumetto supereroistico americano.

Gioacchino D’Antò