Giovanna II, Amanti e Potere alla corte di Napoli

Giovanna II d’Angiò –Durazzo, la regina dissoluta e mondana famosa per i suoi numerosi amanti, salì al trono di Napoli nel 1414, anno della morte del suo predecessore e fratello Ladislao I. La sua persona è stata da sempre circondata da un alone di mistero soprattutto per quanto riguarda il destino macabro che attendeva agli uomini sentimentalmente legati a lei, tanto da ricevere l’appellativo di Ape Regina.

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Palazzo Capuano di Portici

Si dice infatti che la sorte dei sui amanti, una volta posseduti, fosse la morte, raggiunta facendoli precipitare in trappole costruite appositamente nei luoghi degli incontri o rinchiudendoli in segrete dalle quali non sarebbero più usciti vivi.

Secondo Benedetto Croce una di queste mortali trappole doveva trovarsi nel Palazzo Capuano di Portici, un edificio oggi per metà abbattuto, altri indicano i famosi Bagni della Regina Giovanna, il Palazzo di Poggioreale o la sua residenza ad Amalfi come luoghi usati per intrappolarli.

Giovanna II tra verità e leggenda

Oggi gli storici stanno rivalutando la sua personalità allontanandola sempre più dal mito popolare e tentando di capire le sue scelte amorose dal punto di vista psicologico.itratto-di-giovanna

Figlia di Carlo III d’Angiò, i cui possedimenti erano sparsi un po’ in tutto il Mediterraneo, e vedova dopo pochi anni di matrimonio, Giovanna II si ritrovò da sola a regnare su tantissimi territori, dall’Ungheria a Gerusalemme passando per diversi regni in Italia.

Il fiorentino Doppo degli Spini, descrivendo la sovrana disse che “le donne non sono virili come gli uomini”,  perché Giovanna II dimostrava agli altri la sua insicurezza soprattutto per quanto riguarda le scelte politiche. Un’insicurezza che la spingeva tra le braccia di uomini tutti accomunati dalla forte personalità e dai quali cercava consiglio e protezione. Questo fu evidente in particolare nella famosa relazione che Giovanna II allacciò con il nobiluomo Sergianni Caracciolo.

La prigionia e i primi anni di regno a Napoli

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Ladislao I e Giovanna II

L’inizio per la neo-sovrana fu difficile. Ad un anno dall’incoronazione, su consiglio dell’allora suo amante e Gran Siniscalco Pandolfello Alopo, si risposò nel 1415 con il francese e crudele Giacomo II di Borbone.

Assetato di potere e sostenuto ai baroni napoletani, Giacomo si impossessò del regno facendo arrestare e decapitare l’Alopo e imprigionando la sovrana nel Castel Nuovo per circa un anno.

Giovanna, grazie all’aiuto del popolo e dei sudditi più fedeli, riottenne la libertà ma restò sola perché il marito fuggì in Francia trovando rifugio in un convento. Fu in questo contesto e nella ricerca di un uomo a lei leale e che fungesse da protettore che Giovanna II iniziò la lunga relazione con Sergianni Carcciolo.

Sergianni Caracciolo

Giovanni Caracciolo detto Sergianni apparteneva al Casato dei Caracciolo del Sole. Sposato con Caterina Filangeri, figlia del conte di Avellino e con alle spalle un carriera notarile. Sergianni, in età più adulta, combatté per re Ladislao I . Divenne famoso per aver sconfitto in duello durante l’assedio di Taranto lo schermidore francese Argante.

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Tomba Sergianni Caracciolo

L’incontro con la regina, affascinata dalla sua storia, secondo la leggenda avvenne grazie ad un topo. Sergianni era un guerriero ma aveva paura dei topi; giunto come ospite in una delle residenze reali, Giovanna gli regalò una scatola con un topo. Alla sua vista Sergianni si spaventò e fu la regina a rincuorarlo dando inizio alla relazione.

Per il Caracciolo il ruolo di amante era un’opportunità di scalata al potere: ottenne la nomina di Gran Siniscalco, e molti possedimenti come l’eremo di Venosa e il controllo di quelli reali, quest’ultimi ottenuti dopo un prestito di duemila ducati d’oro fatto alla sovrana.

Da lì divenne “tenutario in pegno” di Torre Ottava (odierna Torre del Greco), Portici, Resina e Cremano. La relazione subì alti e bassi a causa delle lotte per il regno che vedeva Giovanna II prima contrastare le mire al trono di Luigi III d’Angiò, e poi quelle di Alfonso di Aragona dapprima chiamato a Napoli per bloccare il d’Angiò e poi divenuto anch’egli un nemico.

I rapporti con il Caracciolo si inclinarono nel 1532 quando l’amante della regina pretese come dono di nozze del figlio il principato di Salerno e di Amalfi. Gli insulti del nobiluomo al rifiuto di lei e la falsa accusa di voler impossessarsi al trono rivolta al Caracciolo da una cugina della regina Covella Ruffo duchessa di Sessa, gli costarono la perdita del ruolo di amante ufficiale e la vita.

Giovanna II, infatti, con l’aiuto della cugina, architettò una congiura contro il Caraccilo, inviando quattro sicari alla festa nuziale del figlio a Castelcapuano. Lo uccisero strangolandolo con una cordicella e con una pugnalata nel petto. Per non destare sospetti la regina lo fece seppellire nella Chiesa di San Giovanni a Carbonara. Giovanna morì due anni dopo e, si dice, con le ultime notti piene di incubi.

Fonti:

Pietro Gargano, Il riscatto di Portici. Dalla servitù feudale alla libertà., Magmata

Francesca Santucci, Virgo Virago.Donne fra mito e storia, letteratura ed arte, dall’antichità a Beatrice Cenci, Edizioni Akkuaria

Claudia Cepollaro