Georges De La Tour: un caravaggista francese?

Georges De La Tour fu nella prima metà del Seicento al servizio del Duca di Lorena e successivamente del re di francese Luigi XVI. Una carriera artistica come poche, eppure questo artista lorenese è stato dimenticato dalla critica per quasi tre secoli, per essere riscoperto solo nel primo Novecento. I suoi quadri, caratterizzati da figure intriganti e gesti che sembrano sospesi nel tempo, fanno di questo artista una delle figure più interessanti del XVII secolo.

A differenza di ciò che accade per la gran parte degli artisti, per Georges De La Tour possediamo molte notizie relative alla sua vita privata ritrovate negli ultimi anni, ma abbiamo invece molto per quanto riguarda datazione, committenza e ricezione dei suoi dipinti.

Questa assenza di informazioni sulla critica a lui contemporanea ha favorito, nel corso del Novecento, la nascita di un’interpretazione sbagliata delle opere di Georges De La Tour, osservati in maniera distaccata dal contesto in cui nacquero. Le letture fantasiose che sono derivate da questo fenomeno critica, hanno trovato man forte nei quadri di questo artista, il cui stile può essere definito un unicum all’interno del panorama artistico del Seicento.

Georges De La Tour nacque nel 1593 in Lorena, a Vic, un cittadina indipendente dal Ducato di Lorena in quanto posta sotto al vescovado di Metz e dunque sotto la protezione del re di Francia. Lo snodo principale da chiarire nella vita di questo artista resta quello della sua formazione: un viaggio di studio a Roma e un soggiorno nei Paesi Bassi sono le alternative considerate dagli studiosi. La critica divisa tra queste due ipotesi, è invece concorde sull’ipotesi di un apprendistato dell’artista a Nancy, capitale del Ducato di Lorena e centro artistico ricco e moderno in cui lavoravano artisti celebri dell’epoca come Jacques Bellange, Jacques Callot, Claude Henriet e Claude Deruet. Tra questi furono sicuramente Bellange e Callot i più vicini allo stile dell’artista ancora molto giovane; essi infatti erano specializzati nella pittura di genere, e temi come suonatori o personaggi della commedia dell’arte furono trattati anche da De La Tour già prima degli anni 20’ del Seicento.

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Caravaggio, “Annunciazione”

Inoltre è molto probabile che a Nancy ebbe la possibilità di ammirare l’Annunciazione del Caravaggio (oggi al Musée des Beaux-Arts) , che nella prima metà del secolo si trovava probabilmente nella Collegiata della città. Se si esclude l’ipotesi di un viaggio di formazione a Roma, questo sarebbe l’unico punto di contatto tra l’artista lorenese e l’artista lombardo. In effetti nelle opere di De La Tour c’è poco della drammaticità delle tele romane del Caravaggio, come quella della Cappella Cerasi o della Contarelli in San Luigi de’ Francesi. Sembra piuttosto verosimile, invece, l’ipotesi che l’artista abbia avuto una conoscenza filtrata dell’arte del Merisi, e questo sarebbe avvenuto grazie alla mediazione dei caravaggisti nordici, che probabilmente influenzati dalle parole di Carel Van Mander che aveva definito l’arte di Caravaggio come “meravigliosamente adatta per esser seguita dai giovani, avevano eletto il maestro italiano a loro guida e modello. Le prime opere dell’artista condividono con i caravaggisti nordici quell’attenzione ossessiva nello studiare i difetti del viso, le rughe, le mani nodose.

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Georges De La Tour, “San Filippo”

Ricordiamo a tal proposito la serie di tredici tele raffiguranti i dodici apostoli e Cristo. Di queste tele sono giunte fino a noi soltanto cinque di esse e tra gli esempi più belli e carichi di significato vi sono il “San Filippo”, il “San Tommaso” e il “San Giuda Taddeo”.

La vicinanza al Merisi è anche in un altro genere di opere, quelle in cui, come avrebbe detto Bellori, venivano dipinti “i peggiori”: è il caso de “I Bari” e la “Buona Ventura”. Sicuramente i due artisti hanno in comunque la scelta del tema ovvero la disonestà dei “peggiori” nei confronti del ceto borghese.

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Georges De La Tour, “Maddalena penitente”

In un’altra categoria delle opere di Georges De La Tour troviamo quei dipinti realizzati con luce soffusa, “a lume di candela”. È il caso della “Maddalena penitente” (1637 circa) del Country Museum of Art di Los Angeles. L’opera è considerata una delle prime rappresentazioni di Maria Maddalena dipinte dall’artista, che dedicò a questo soggetto molte opere. Per quanto il soggetto fosse abbastanza diffuso all’epoca, egli riuscì a renderlo in modo suggestivo e originali grazie agli effetti luministici ottenuti grazie alle luce tremula della candela.

Per quanto sull’esperienza artistica di Georges De la Tour oggi sia stata fatta abbastanza chiarezza, essa resta un’arte senza tempo e senza luogo, un’arte che Roberto Longhi, rinunciando alle sue celebri qualità di critico e scrittore, definì semplicemente come “indescrivibile”.

Manuela Altruda