Aversa e l’enigma dei simboli di Santa Maria a Piazza

Aversa è una città che ha alle spalle una storia millenaria. Nel cuore di Aversa sorge un’antica chiesa, nella quale sono stati ritrovati simboli enigmatici.

Introduzione: i simboli

«Nei simboli si osserva un vantaggio nella scoperta che è maggiore quando esprimono concisamente l’esatta natura di una cosa e nel contempo la raffigurano; allora infatti la fatica del pensiero è fantasticamente ridotta.» (G. W. Von Leibniz)

La scoperta di segni apparentemente criptici, incomprensibili alla nostra conoscenza, in quanto assenti dal sistema di comunicazione al quale siamo abituati, pone degli interrogativi, che spingono alla ricerca di ulteriori mezzi di comprensione.

La Campania possiede una tradizione ricca di misteri, di figure leggendarie divenute emblemi del folklore locale. Tuttavia il genere umano adora superare quelle Colonne d’Ercole, che la società impone alla conoscenza. La nostra amata terra è un mare di simboli, iscrizioni, enigmi, che desiderano di essere portati alla luce.

A bordo di questa nave della conoscenza, la ricerca di antichi simboli, perduti nei meandri delle città campane, continua a sollecitare la nostra curiosità. Ecco che siamo approdati ad Aversa, una città dalle origini remote

Aversa: una storia millenaria

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Stemma di Aversa

Probabilmente di origine etrusca, Aversa sorse al centro della fertile pianura campana. Il toponimo richiama quello di Velsu, una delle città etrusche appartenenti al territorio della Campania. Sotto il dominio di Rainulfo Drengot, Aversa divenne la prima contea normanna in Italia, estendendosi su buona parte della regione. La Contea di Aversa ebbe una forte crescita economica e demografica, che sembrò arrestarsi in seguito all’assedio di Ruggiero, nel 1132. Da questo momento, i principi che governarono Aversa non riuscirono a mantenere lo stato di indipendenza, tanto che Roberto, fu costretto a cedere la Contea agli Altavilla, perdendo anche la vita.

La fine della dinastia dei conti Normanni fece vivere alla città momenti difficili: alla morte di Ruggiero, gli Aversani subirono devastazioni da parte degli Angioini; l’assedio di Ludovico d’Ungheria, per vendicarsi della morte del fratello ad opera della regina Giovanna I; le sanguinose battaglie dei Durazzo; il decadimento quasi completo, a causa del coinvolgimento della città nella rivolta di Masaniello, e della peste del 1656, che decimò la popolazione. Nell’Ottocento, Aversa fu centro attivo dei moti della Carboneria. Con la nascita del Regno d’Italia, la città fu annessa alla provincia di Caserta.

La Chiesa dei simboli misteriosi

Aversa possiede su tutto il territorio numerose chiese, molte delle quali di rilevante interesse storico ed architettonico. Per gli Aversani, il cuore pulsante della città è rappresentato dalla Chiesa di Santa Maria a Piazza.

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Chiesa di Santa Maria a Piazza, la facciata

Sull’origine della Chiesa sembra si posseggano scarse documentazioni. Tuttavia, da un manoscritto della biblioteca comunale, possiamo dedurre che i Normanni, al loro arrivo nella città, trovarono già Sancta Maria de Platea. L’origine antica del borgo dove sorge la Chiesa è testimoniata da alcuni cippi lapidari rinvenuti nei pressi dell’edificio, di epoca romana. Riguardo alla denominazione della Chiesa, essa trova spiegazioni contrastanti: molti storici sostengono che il termine Platea derivi dalla sua vicinanza al Castello donato ai Normanni; lo storico Pagliuca, invece, colloca il Castello normanno non vicino alla Chiesa di Santa Maria a Piazza, ma presso il Duomo.

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Lato nord della Chiesa

In questo contesto, la nostra attenzione poco suole concentrarsi sulla collocazione della Chiesa, lasciando agli esperti storici tale compito. La caccia ai misteri ci conduce, invece, al suo interno: nel soffitto della sacrestia sono stati rinvenuti simboli dall’aspetto enigmatico. Il luogo era probabilmente parte dell’abside, la cui collocazione attuale risulta diversa a causa di un cambiamento della planimetria dell’edificio, dovuta agli interventi di ristrutturazione.

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Simboli ritrovati nella sacrestia

Stelio Calabresi, autore locale di numerose pubblicazioni in materia di esoterismo, fornisce una sua personale interpretazione di tali simboli, in un articolo su Edicolaweb.net, rilasciando anche un’intervista a “Misteri Aversani” (puntata 5, TLC Campania).

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Schizzo di Calabresi per l’analisi dei simboli

Per Calabresi la sequenza è una variante, in differenti rappresentazioni, del simbolo della croce. Da sinistra a destra (come si vede nel suo schizzo), nell’interpretazione di Calabresi, riconosciamo una croce nel primo segno, una losanga, una stella iscritta in una circonferenza, una stella (dovuta alla sovrapposizione di due croci), infine, una variante della svastica. Calabresi sostiene l’ipotesi di una scrittura segreta, un messaggio che si cela dietro simboli esoterici rivolti ai fedeli di un culto.

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La croce e la rosa, forme di croci

Così, egli decifra l’enigmatico messaggio in questo modo:

«Se la lettura del singolo segno appare – tutto sommato – chiaro, quello dell’insieme, appare dubbio almeno sotto il profilo storico se non ermeneutico. A prima vista sembrerebbe corretta la seguente lettura:
“Gesù (il 5° simbolo), figlio del Padre (4° simbolo) ha creato (3° simbolo) la terra (2° simbolo) e il cielo (1° simbolo)”.
oppure:
“Il Padre ed il Figlio hanno creato la Terra ed il Cielo”.»

E conclude, continuando il parallelismo con un’altra Chiesa misteriosa francese:

«Ad Aversa il testo criptico è dinanzi agli occhi di chi voglia vederlo; a Rennes-Le-Château invece non ci è traccia proprio dei testi criptici, di genealogie o testi semplicemente enigmatici.
Nessuno dei due sacerdoti ha peraltro lasciato nulla di scritto né è ipotizzabile rivelazioni di eredi o terze persone. In entrambi i casi non possiamo far altro che scrivere la parola… mistero.»

E se fossero simboli alchemici?

L’idea, personale, e, per questo, del tutto discutibile, è giunta in maniera intuitiva passando in rassegna una serie di simboli alchemici. Gli alchimisti erano soliti utilizzare una grande quantità di simboli con l’obiettivo di nascondere la loro dottrina, per evitare che una simile conoscenza fosse alla portata di tutti. Prima del Cinquecento, il veicolo per la trasmissione dei simboli alchemici era l’architettura, la scultura, la pittura, in particolare in chiese gotiche o romaniche. Molte chiese di notevole importanza sono diventate lo scrigno di questa simbologia misteriosa ed affascinante, da Chartres, al Duomo di San Giorgio a Ferrara, fino al Gesù Nuovo napoletano. La lista di questi luoghi può rivelarsi notevolmente lunga.

E se anche ad Aversa ci trovassimo di fronte a simboli alchemici?

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Tavola simboli alchemici
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Tavola simboli alchemici
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Tavola simboli alchemici

aversaInoltre, il simbolo numero 4 (da destra a sinistra) richiama la rosa, che nella tradizione alchemica viene usata per indicare la pietra filosofale, in virtù degli otto petali con il significato di rigenerazione. Un’altra riflessione riguarda i simboli basilari che si possono ricavare scomponendo i segni in questione: cerchio, triangolo, quadrato; nella simbologia, rispettivamente: perfezione, divinità o ascesi dell’uomo verso l’Universale, giustizia. Significati che, considerando la loro collocazione, sembrano tutt’altro che fuori luogo.

Un simbolo è un’entità che rimanda sempre a qualcos’altro. Scriveva Hegel: «la vista di un simbolo fa in generale subito sorgere il dubbio se una figura vada considerata come simbolo o no».
Se avete qualche dubbio, la Chiesa di Santa Maria a Piazza è aperta al pubblico…

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Giovannina Molaro

Bibliografia:

M. Fumagalli, Dizionario di alchimia e di chimica farmaceutica antiquaria. Dalla ricerca dell’oro filosofale all’arte spagirica di Paracelso, Edizioni Mediterranee, 2000

Dizionario dei simboli, pesi e misure alchemiche, da gianfrancobertagni.it

Sitografia:

http://www.aversalenostreradici.com/03-Chiese/SMPiazza/03.02MistSMPiazza.htm
http://www.corrierediaversaegiugliano.it/come-aiutarci/4139-aversa-e-rennes-le-chau.html
http://www.montesion.it/