Le ceneri di Gramsci di Pier Paolo Pasolini: l’analisi

La raccolta Le ceneri di Gramsci fu edita nel 1957 dopo essere apparsa qualche anno prima sulla rivista “Nuovi Argomenti”. Essa raccoglie undici poemetti (Poemetti, ne è per l’appunto il sottotitolo) che Pier Paolo Pasolini espone al cospetto della tomba di Gramsci.

le ceneri di Gramsci Pasolini
Pier Paolo Pasolini

Gli undici poemetti non hanno un nesso tra loro di continuità ma hanno per denominatore comune i temi cardine della poetica di Pasolini. Questi sono: l’adesione all’ideologia comunista (vissuta però non con completa abnegazione ma come contraddizione e costante scontro con la perentorietà dei dettami del partito); l’idea che il popolo sia portatore di valori positivi (e annessa a questa idea va la sua rappresentazione sana e vigorosa quasi sempre contrapposta a quella di una borghesia degradata, marcia e corrotta nel suo aspetto fisico e morale); la sua contraddizione esistenziale tra il suo essere borghese e un desiderio, a tratti decadente, di regressione negli aspetti più volgari del mondo popolare. Importanti sono le immagini, i colori, le sensazioni (rammentando le ascendenze pascoliane del primo Pasolini) ma soprattutto il gioco di luce e ombra che si fa chiaro fin dal primo poemetto.

Luce, ombre e colori nei poemetti de Le Ceneri di Gramsci

le ceneri di Gramsci Pasolini
Antonio Gramsci

Ma come io possiedo la storia,
essa mi possiede; ne sono illuminato:
ma a che serve la luce?

La luce come guida, come lavoro dell’intellettuale che si fa strada con la luce della ragione nella oscura foresta intricata del reale che domina la società, la politica, l’uomo. In questo motivo è sintetizzabile molto di Pasolini.

Appennino

Luce e ombra, il nitido e il torbido si contendono costantemente la scena sensoriale visiva. Già il primo poemetto (intitolato Appennino perché costituisce un iter geografico dell’Italia centro-meridionale) è completamente dominato dal tema della luce. La luce della luna domina completamente la scena con uno stile impregnato di un languore tardo-romantico decadente.

Il canto popolare

Nel secondo poemetto intitolato Il canto popolare la luce è prima descritta come abbagliante e identificata con la modernità, che non riesce ad abbagliare il popolo che resta “fuori dalla storia”; Il poemetto si conclude invece con una quasi regressione nel mondo popolare “la luce di chi è ciò che non sa” identificato da un ragazzo del proletariato romano che canta spensierato sulla riva dell’Aniene “la antica, la festiva, leggerezza dei semplici”.

Le ceneri di Gramsci

Il settimo poemetto invece “Le ceneri di Gramsci“, che dà il titolo alla raccolta, si apre con sensazioni di buio e impurità in cui non sembra essere a Maggio: “impura aria”; “buio giardino straniero” che è condizione esistenziale del poeta che ritiene questa atmosfera “disamorata come i nostri destini”. In questo mondo impuro, oscuramente torbido e grigio si eleva in tutto il suo vigore e in tutta la sua luce la figura di Gramsci colui che delineava “l’ideale che illumina”, ma è totalmente immerso nello squallore borghese di una “noia patrizia”, mentre un timido contatto con il mondo popolare riguarda la sfera uditiva ed è costituito da “qualche colpo d’incudine delle officine di Testaccio” proveniente dal vicino quartiere proletario.

La contrapposizione tra popolo e borghesia in Pasolini scrittore e nell’uomo Pasolini

luce
Alberto Moravia

Alla luce del pensiero di Pasolini, l’aspetto che maggiormente si tiene in considerazione di Gramsci è l’espressione della necessità di uno sguardo sia sociologico, sia politico che artistico sul popolo.

Il tema delle rappresentazioni artistiche del popolo è presente nel terzo poemetto chiamato “Picasso“. In esso le opere del celebre pittore spagnolo sono un pretesto per una polemica contro chi, come il PCI, riteneva l’arte di Picasso organica all’ideologia marxista seppur estranea totalmente al popolo. Oltre ad essere un tema importante della letteratura dell’epoca, in particolare seguito da Moravia.

Le altre forme di rappresentazione del popolo (e spesso in contrapposizione con la borghesia) sono negli altri poemetti in particolar modo nel quarto intitolato “Comizio” in cui si scontrano il popolo allegro e i fascisti tristi e invecchiati precocemente (l’ambientazione era quella di un comizio del M.S.I.); in Pianto della scavatrice ambientato in Friuli e che ha per protagonista una triste scavatrice; in La terra di lavoro in cui l’autore osserva attentamente il popolo in un treno che attraversa l’agro aversano (Campania).

Tuttavia la più intima contrapposizione tra borghesia e proletariato è vissuta come intima contraddizione all’interno dello stesso Pasolini e ne da voce in un paragrafo del poemetto “Le ceneri di Gramsci”. In questo poemetto si sente “attratto da una vita proletaria a te anteriore (verso Gramsci)”; è per lui “religione, la sua allegria, non la millenaria sua lotta” fino alla fusione di questi due aspetti, del proletario che non appartiene alla storia e del borghese, dell’intellettuale che “possiede la storia” e al tempo stesso ne resta “illuminato”.

Luca Di Lello