Brontosauro: la travagliata storia di un nome

Brontosauro
Linneus

La sistematica scientifica moderna, disciplina che ha lo scopo di classificare gli organismi viventi, assegnando loro un nome che li identifichi rapidamente e precisamente e raggruppandoli in determinate categorie, è quella proposta da Linneus nella sua opera Systema Naturae.

Essa è detta binomia, in quanto fa uso di due nomi per identificare le specie, in lingua latina. Solitamente i nomi sono scelti da colui che per primo studia l’organismo, in base a due criteri: l’appropriatezza, in quanto il nome dovrebbe subito richiamare alla mente la caratteristica peculiare della specie, e la priorità di pubblicazione.

La travagliata storia del Brontosauro

Brontosauro
Brontosauro

Tutti conoscono il Brontosauro, l’enorme dinosauro dal lunghissimo collo, impresso nell’immaginario collettivo come uno dei rettili più conosciuti di tutti tra le “lucertole terribili”.

Non tutti invece conosco la controversia legata al suo nome scientifico: se la parola Brontosauro rievoca istantaneamente nella mente di chiunque, sia esso un appassionato in materia, oppure del tutto un profano, l’aspetto della bestia in questione, il genere Brontosaurus ha creato a lungo un dibattito nella comunità scientifica, circa la sua tassonomia.

La diatriba nasce nel 1879, e si innesca inizialmente tra i due paleontologi Cope e Marsh. I due sono stati a lungo in competizione, e questa competizione li spingeva spesso in classificazioni frettolose dei reperti su cui lavoravano: spesso descrivevano frammenti di uno stesso animale, affibbiando nomi diversi, e creando non poca confusione.Brontosauro

Marsh allora descrisse, studiandone gli elementi della colonna vertebrale, il genere Apatosaurus; successivamente, pochi mesi dopo, esaminando il bacino ed altri frammenti, pubblicò un articolo in cui parlava del Brontosaurus come un genere affine al primo.

Qualche decennio dopo, nel 1903, il paleontologo Elmer Riggs studiò nuovamente i reperti sui quali Marsh basò le sue pubblicazioni, e scoprì che non appartenevano a due specie di generi differenti, ma bensì erano parti di esemplari della stessa specie, ma di età diverse (uno era un esemplare più giovane, l’altro era un adulto).

Siccome Marsh si riferì al dinosauro prima col nome di Apatosaurus ajax (lucertola ingannatrice), e solo successivamente lo chiamò col più evocativo nome di Brontosaurus excelsus, che vuol dire “eccelsa lucertola del tuono”, in riferimento alla sua sconfinata mole, per il criterio della priorità prima citato la comunità scientifica accettò il nome meno altisonante e conosciuto di Apatosaurus.

Il Brontosauro si riappropria del suo nome

Dagli anni ’90 un piccolo gruppo di paleontologi ha esaminato i resti fossili di centinaia di dinosauri appartenenti alla famiglia dei Diplodocidae, confrontando gli scheletri e le strutture per determinare le caratteristiche utili a distinguere le varie specie di questo gruppo di rettili.

Brontosauro
Emanuel Tschopp

Emanuel Tschopp, uno degli scienziati che ha partecipato a questo studio, ha affermato chiaramente che, in seguito a nuove scoperte, è possibile ritenere l’Apatosauro e il Brontosauro due generi distinti tra loro. La differenza esiste nella struttura del collo, più robusta nel primo che non nel secondo.

Brontosauro ed Apatosauro appartengono al gruppo dei sauropodomorfi, il secondo grande clade di saurischi (dinosauri caratterizzati da un cinto pelvico nel quale il pube è rivolto in avanti e l’ischio all’indietro, a differenza degli ornitischi, caratterizzati invece da una disposizione parallela di queste ossa, e dal processo prepubico).

Brontosauro
Differenza tra Saurischi ed Ornitischi

Si differenziano enormemente dall’altro gruppo di saurischi, i carnivori Teropodi, non solo per la dieta erbivora, ma anche per le strutture dello scheletro differenti: essi erano caratterizzati da un cranio molto piccolo, denti lanceolati e seghettati, un lungo collo con più di una decina di vertebre cervicali, ed un artiglio sul pollice.

Molti di essi furono caratterizzati da gigantismo, ed infatti questa la caratteristica che subito li rievoca nell’immaginario collettivo, e che ha reso famosi i giganteschi erbivori Apatosauro e Brontosauro.

Lorenzo Di Meglio

Bibliografia

Stephen Jay Gould – Bravo Brontosauro, riflessioni di storia naturale – Saggi Universale Economica Feltrinelli

Micheal J. Benton – Paleontologia dei Vertebrati – Franco Lucisano Editore

Paul B. Weisz – Zoologia – Zanichelli

Sitografia

 https://www.sciencenews.org/article/brontosaurus-deserves-its-name-after-all