La Canzone dei Nibelunghi e le gelide tensioni

Un gelido scenario di castelli e foreste è il simbolo che la nostra mente figura una volta sentito nominare il Regno del Nord. Sappiamo bene che ogni civiltà gode e vive di leggende, leggende d’amore e di morte, leggende di corpi e leggende d’armi. Al volo del drago, Sigfrido china gli occhi e lancia lo scudo, mentre la dolce sposa diventa una novella Trisifone. Questo il tragico e fantastico mondo della Canzone dei Nibelunghi.

la Canzone dei nibelunghi

La Canzone dei Nibelunghi: nascita e fonti

Andato perduto il manoscritto originale dell’opera risalente al 1180-1210, possiamo vantare comunque diverse edizioni postume e rifacimenti. L’autore della Canzone, vissuto nelle zone del Danubio, elabora in alto tedesco medio i temi precristiani della Nibelungensaga. Quest’ultima conta quattro opere in prosa e in versi basate sulla figura dei Nibelunghi, creature fantastiche conoscitrici dei segreti della fusione del ferro. I temi della Saga dei Nibelunghi ( Carmi dell’Edda; Saga dei Volsungar; Canzone dei Nibelunghi; Saga di Teodorico da Verona) non sono affatto esenti da filtri storici: gli stessi Nibelunghi vengono rappresentati come ideali capostipiti dei Burgundi, popolazione nomade del V-VI sec.

la canzone dei nibelunghi

Dall’eroismo alla tragedia

La Canzone dei Nibelunghi ruota intorno a due vicende principali a loro volta scandite in scene ricche di riferimenti e tradizione. Alla prima vicenda appartengono i momenti della fortuna di Sigfrido, indiscusso protagonista, gloria della corte burgunda, e gli intrighi d’amore della sua sposa Crimilde. La prima parte della canzone terminerà con la morte dell’eroe, tradito dall’amico Hegen, geloso del tesoro dei Nibelunghi ottenuto dal principe in seguito alla sconfitta del drago Fanfir.

La Canzone dei Nibelunghi
Morte di Sigfrido

La seconda vicenda ha un taglio quasi amletico. La giovane Crimilde, ormai vedova, decide di sposare il re degli Unni, popolo dall’indiscussa ferocia. Da questo momento prende vita la vendetta della donna che, attraverso menzogne, trappole, persuasioni, riuscirà ad eliminare non solo Hegen, ma l’intero esercito unno e burgunda. Nonostante alcuni momenti di dolce e quiete morale, la seconda parte dell’opera è dominata dalle grida di uno scontro di cuore e di cultura.

Sigfrido

La Canzone dei Nibelunghi
Sigfrido

Il personaggio di Sigfrido merita una breve parentesi. Ci troviamo dinanzi all’emblema dell’epica norrena, al padre del genere fantastico, alla meraviglia pura. Bisogna sottolineare infatti alcune peculiarità del mondo d’oltralpe: non abbiamo il vincolo religioso proprio del nostro Medioevo, o quanto meno, pare impercettibile; non assistiamo al tripudio di virtù e alla rigida morale. Sigfrido è uno stratega, un eroe che raggiunge la dimensione semidivina grazie alla morte, giacché proprio il sangue del drago lo rende immune alla dipartita. E va sottolineata una cara coincidenza: immune, ma non immortale. Come Achille, un solo punto del corpo di Sigfrido è vulnerabile e sancirà l’epilogo.

«Quando il caldo sangue scorse dalle ferite del drago, e il buon cavaliere vi si bagnò, una foglia di tiglio gli cadde fra le spalle, e là può essere ferito. Ciò mi procura timore e pena»

Wagner e il romanzo dell’anello

Il successo della Canzone dei Nibelunghi fiammeggiò nel periodo romantico. Tra i tanti estimatori, tra i molteplici poeti che trassero spunto dal sangue dei cavalieri, un sacro nome va ricordato: Richard Wagner.

La Canzone dei Nibelunghi
R. Wagner

L’approccio di Wagner alla Nibelungensaga è quello del romanziere. La sua opera “L’anello dei Nibelunghi” è suddivisa in un prologo e tre momenti o giornate, rispettivamente: L’oro del Reno, La Valchiria, Sigfrido, Il crepuscolo degli dei. Non mancano apici di sublime musicale o inflessioni filosofiche. Ma la vera grandezza si deve ricondurre alla fantasia, questa dea che seduce l’antico scrittore, il prode musicista e la mano tremante degli odierni seguaci.

Silvia Tortiglione