Estonia: tra estoni e minoranze russe

In questi ultimi anni, la crescita delle Russia ha portato a galla numerose tensioni nell’Est Europa, particolarmente in Estonia.

Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, di cui facevano parte ben 15 Stati odierni, l’etnia russa, dominante nella vecchia URSS, si è ritrovata ad essere una consistente minoranza in quasi tutte le Ex Repubbliche Sovietiche. Questo succedeva perché l’Unione Sovietica considerava i russi come i cittadini più leali, e quindi inviava centinaia di propri cittadini nelle altre Ex-Repubbliche Socialiste, specialmente in quelle considerate più instabili ed indipendentiste.

Troviamo quindi una considerevole minoranza russa in tutti e tre i paesi Baltici, particolarmente in Estonia. La storia di questo paese è difatti lunga e travagliata, ed ha conosciuto una sequela di invasioni ed occupazioni straniere difficilmente comparabili nell’intero ambito internazionale. Occupata inizialmente dall’Ordine Livoniano e dalla Danimarca durante le crociate contro i popoli pagani dell’Est Europa, dopo l’anno mille, è in seguito passata sotto il dominio della Corona Svedese, che l’ha mantenuta per ben duecento anni.

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L’Estonia oggi

Il periodo svedese ha visto l’Estonia cambiare sotto ogni aspetto: la Religione diventa Protestante, il Paese diventa un importante scalo commerciale, dove tutti i mercanti desiderosi di fare affari con la Russia devono recarsi (quest’ultima non aveva ancora sbocchi sul mare), e viene creata la prima importante Università, quella di Tartu.

Dopo due grandi e disastrose Guerre del Nord, la Russia riesce infine ad impossessarsi del Paese, e ne manterrà il controllo fino al 1918. Inizia un lungo e travagliato periodo per la storia dell’Estonia: l’economia, grazie alla fondazione di San Pietroburgo, fa perdere all’Estonia il controllo di tutti i traffici commerci, relegando il suo ruolo a misera e povera economia agricola. La lingua estone viene bandita nel 1800, e chiunque ne faccia uso rischia la propria vita.

Ha inizio qui la nascita di una coscienza nazionale, che porterà all’Indipendenza dell’Estonia dopo il crollo dell’Impero russo, nel 1918. Tuttavia, questa indipendenza ha vita breve, e la prima Repubblica Estone si conclude con l’Invasione dell’URSS, dopo che Hitler e Stalin si erano spartiti l’Europa Orientale. Inizia così uno dei periodi più bui dell’Estonia, dove centinaia di russi sono costretti a stabilirsi in Estonia e nel Baltico, zone considerate pericolose e dedite a rivolte nazionaliste.

La piena e totale indipendenza è finalmente riconosciuta col crollo dell’Unione Sovietica, il 20 agosto 1991. Ma ora, si apre un nuovo capitolo per la storia del nuovo Stato Indipendente: quale sarà il destino della consistente minoranza russa?

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Popolazione Russa presente in Estonia

Come potete ben vedere, la popolazione russa presente in Estonia non è certo  una percentuale bassa, anzi. La considerevole massa di russi nati e cresciuti nel  Paese si è rivelato un vero e proprio problema per lo Stato. Per diventare  cittadini estoni, bisogna essere figli di cittadini, non basta nascere e crescere in EstoniaÈ chiaro che i russi presenti nel paese, per la maggior parte, nel 1991  ottennero la cittadinanza russa, non quella estone. Il problema è che per essere  considerati cittadini estoni bisogna superare un test linguistico, nella lingua sstone per l’appunto, che non è per niente facile. L’estone, di per se, è una  lingua molto molto difficile (simile al finlandese), e la minoranza russa a casa parla russo, non certo estone. Immaginate la difficoltà di superare un test del genere in una lingua che voi avete studiato solo a scuola. Potreste riuscirci se, per esempio, avete frequentato l’Università, ma sarà molto molto difficile farlo se siete invidivui che hanno studiato sommariamente l’estone solo fino ai 16 anni. Chiaramente, non essendo cittadini, queste persone sono nate, cresciute e vivono in uno Stato che non riconosce i loro diritti, né politici, né culturali.

Estonia vs russofoni: lingua russa sì o lingua russa no?

Tuttavia, bisogna comprendere anche l’altra parte. Come fareste voi, nei panni di premier dell’Estonia, se vi chiedessero di riconoscere la lingua Russa come co-ufficiale del vostro paese? Verrebbe considerato un insulto a centinaia di anni di coraggiose lotte per conservare la lingua e la propria identità culturale, verrebbe visto dagli estoni come una legittimazione del periodo in cui i russi trucidavano i contadini e gli intellettuali solo perché parlavano la lingua estone.

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Taavi Roivas, Premier dell’Estonia

Il risultato delle ultime elezioni (riprendo i dati di un ottimo articolo della London School of Economics) ha confermato questa spaccatura: Il partito Nazional-liberale del Premier Taavi Roivas, il Partito Riformista, ha confermato la sua posizione dominante, con il 27,7% di consensi.

Il Partito Filorusso, però, chiamato Partito di Centro, gli è subito dietro, con il 24,8%, acquisendo un seggio in più della precedente legislatura. Però resta isolato, visto che il premier ha già dichiarato che si alleerà con altre forze politiche, che si attestano su posizioni più o meno nazionali, dal Partito Socialdemocratico alla Unione Pro-Patria et Res Publica.

Il tutto ha una grande rilevanza sul piano Internazionale, specialmente dopo che la Russia ha preso il controllo sulla Crimea, proprio citando la violazione dei diritti della popolazione russa ivi presente come causa per l’occupazione.

Le incertezze per l’Estonia sono molte, ed il futuro riserva molte incognite. Come bilanciare l’essere parte dell’Unione Europea (che impone standard sui diritti umani molto alti) e l’essere una democrazia moderna, con una grande coscienza nazionale e la Russia alle porte?

Nicola Donelli