Johnny Cash: gli album, la musica, la vita

Johnny Cash non avrebbe visto di buon occhio una festa organizzata per il suo compleanno. Probabilmente avrebbe preferito bere un paio di birre da solo o al massimo con un amico. The Solitary Man o The Man in Black, come preferite, oggi avrebbe compiuto 83 anni. Una vita passata tra droghe, donne, ballate country e vita vera…

13 Gennaio 1968: Johnny Cash sale sull’improvvisato palcoscenico del carcere di massima sicurezza di Folsom, in California. La popolarità di Cash in quel momento è al top, ma anche per una star come lui fare un concerto in una location del genere suonerà come un azzardo. Eppure The Solitary Man canta insieme ai carcerati, ai prigionieri più pericolosi, agli assassini e a piccoli ladri di quartiere. Si immedesima talmente tanto nei detenuti che sembra quasi sentirsi a suo agio. A quelli dedica persino una sua vecchia canzone, Folsom Prison Blues, del 1957. I detenuti ridono, urlano e cantano insieme al loro idolo, che diventerà mito nel momento in cui deciderà di far diventare quel concerto un album, At Folsom Prison. Insieme ai brani, resterà incisa anche quella sofferenza proveniente da quelle urla. Perché una rockstar come Cash decise di incidere un album registrato in un carcere? Basta raccontare la sua vita non molto lontana da quella di quei criminali per capirlo.

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La copertina dell’album inciso nella prigione di Folsom: At Folsom Prison.

La vita di Johnny Cash

Nasce nel 1932 a Kingsland. Quarto di sette figli, il piccolo Johnny è costretto a diventare immediatamente un adulto per aiutare economicamente la famiglia. Lavora nei campi di cotone e ogni tanto riesce ad andare in chiesa, ad ascoltare il gospel che in quegli anni impazza negli USA. Saranno proprio quei canti a fargli capire che la musica sarebbe stata la sua vita. Ma la svolta è ancora lontana. Johnny si arruola nell’esercito e viene mandato a San Antonio, in Texas. In questo periodo conosce la sua prima moglie, Vivian Liberto.

È il 1955 e The Man in Black viene notato dalla Sun Records di Memphis con la quale incide il primo album: Johnny Cash with his Hot and Blue Guitar. In quest’album ci sono pezzi del calibro di I Walk the Line e la sopracitata Folsom Prison Blues. Ma il successo dilagante arriva con il secondo album, Hymn by Johnny Cash. L’album, prodotto dalla Columbia, diventa un capolavoro del gospel in pochissimo tempo. E sarà proprio in questo punto della sua carriera che Johnny Cash capirà che le droghe e l’alcool possono aiutarlo. Alcuni concerti addirittura è costretto a sospenderli per via di uno stato fisico decisamente precario e anche per colpa di alcune rogne con la giustizia per possesso di anfetamine. Insomma, a Johnny Cash piace la bella vita: anche la moglie se ne accorge e lo lascia nel 1967, dopo aver scoperto l’ennesimo tradimento.

joaquin_phoenix-johnny-cash-06aMa ritorniamo su quel palco, quello improvvisato, quello della prigione di Folsom. La gente non ci crede che Johnny Cash abbia saltato, ballato e bevuto con i peggiori stupratori del paese, ma della gente Johnny Cash non se n’è mai importato più di tanto. Tanto è vero che per la prima e unica volta nella storia del rock, farà chiudere l’album inciso durante quel leggendario concerto, con una canzone di un detenuto: Glen Sherley. La canzone è Greystone Chapel ed è bellissima. Quello è il suo anno e nessuno può fermarlo! Non solo la gloria per essere il cantautore dei criminali, ma anche l’amore. Sì, perché proprio nel 1968 sposa June Carter, il grande amore della sua vita. Ma poi cominciano gli anni ’70, la musica comincia a cambiare, diventa business vero, si trasforma in Rock duro, in Blues-Rock, e sembra che per Johnny ci sia sempre meno spazio. Il declino assoluto ci sarà negli anni ’80. The Man in Black sembra essere sparito, nessuno lo vede né lo sente più. Qualche apparizione in tv, qualche intervista e nulla più. Cash sembra essere pronto a farsi ricordare solo per i dorati anni ’60, ma la vita gli rifilerà l’ennesima sorpresa.

Gli ultimi album di Johnny Cash

Nel 1994 esce American Recordings, prodotto da Rick Rubin. Il successo è trionfale. L’album sembra il testamento di un vecchio leone, ormai stanco di combattere. Cash resuscita e lo fa nel suo stile, alla grande!

Gli album successivi, Unchained, American III: Solitary Man e American IV The Man Comes Around, saranno un trionfo di pubblico e critica. Proprio in quest’ultimo è contenuta la perla, il vero testamento di uno dei più grandi personaggi della storia della rock: Hurt. Sarà l’ultimo capolavoro della rockstar solitaria. Johnny Cash ci lascia a 73 anni, il 12 settembre del 2003.

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Nessun artista ha mai più tenuto un concerto in un carcere di massima sicurezza.

Raffaele Cars